Tagliacozzo. La giovane marsicana Maria Di Stefano è stata intervistata da “Freeda”, il progetto editoriale conosciuto e apprezzatissimo dalle giovani donne che ne seguono i contenuti sui social, in particolare Facebook ed Instagram. Fondato dal 29enne Andrea Scotti Calderini, che ha lasciato Publitalia dove era direttore della divisione crossmedia e branded entertainment, e dal socio Gianluigi Casole(che arriva da Holding Italiana Quattordicesima), il progetto è stato sviluppato attraverso la società Ag Digital Media. La start-up editoriale conosciuta tra i più giovani ha incontrato e intervistato la tagliacozzana Di Stefano, abruzzese DOC e fotografa.
Ad una prima risposta biografica, secondo quanto riportato da Freeda, la giovane ha raccontato di di sentirsi un po’ un animale in gabbia nella sua piccola città nativa, così ha deciso di trasferirsi a Parigi e di studiare storia dell’arte alla Sorbona. Spronata dal fratello Pierpaolo, anche lui professionista della fotografia, Maria fa domanda per alcune scuole di Belle Arti e approda in Inghilterra. Qui, sembra ci sia stata la svolta della sua carriera “da là ho iniziato a fare arte piuttosto che studiare arte “, confida ai microfoni, “ci sono delle persone che si occupano della sopravvivenza degli esseri, io mi occupo più del farli vivere bene o di aiutarli ad avere un qualcosa di superfluo, ma di piacevole e questa è la cosa più bella dell’arte.
A ventisette anni, la Di Stefano ha già partecipato a diverse esposizioni, in particolar modo lo scorso anno è stata ospitata nell’Esmoa di Los Angeles. In quell’occasione, la giovane aveva rivelato di non voler imporre un particolare modo di vedere le sue foto, se non che si inserivano nel genere della Staged Photography. Oggi, a Freeda, Maria si sbottona un po’ di più e dichiara: “Le mie foto sono un frame di un film che in realtà non esiste quindi non si sa cosa è successo prima e cosa è successo dopo, non ci sarà nessuna risposta”. caratteristica importante della sua produzione è il legame creato con le persone fotografate: “Non fotografo mai modelle o modelli, sono persone con le quali prima creo un legame e dopo le fotografo soprattutto perché per me non esiste la gerarchia del fotografo e la modella o viceversa”.
Un tema ricorrente nei lavori di Maria è sicuramente la nudità che però “non è mai un qualcosa di erotico o pornografico, piuttosto è come se fosse la testimonianza di un qualcosa, quindi la testimonianza di un trauma o la testimonianza di una fantasia”, spiega a Freeda, “la maggior parte delle persone, specialmente persone che non lavorano in campo artistico, pensano che fare l’artista sia un privilegio nel quale uno si trova per caso o per fortuna, quando in realtà significa mettersi in gioco non soltanto da un punto di vista lavorativo, ma personale perché un rifiuto non vuol dire soltanto un rifiuto sul lavoro ma vuol dire un rifiuto di te stessa. Nel mio caso io sapevo e volevo fare l’artista per me non c’è mai stata un’alternativa o un piano B rispetto a quello che faccio ora”. Un animale che è uscito dalla gabbia e che oggi gode dei frutti dello spirito della libertà, rendendo onore anche ai suoi luoghi natii. (g.a.) – (r.c.m.)