Avezzano. La memoria storica che prende vita per riconsegnare alla città spazi e ambienti appartenenti al passato. Il terremoto del 1915 fu, per Avezzano, una data spartiacque. Da quel giorno, dai mesi successivi, nacque una città nuova, proiettata al futuro e desiderosa di edificare, dalle fondamenta di lutto e sofferenza, un futuro roseo, prosperoso o comunque in grado di dare aspettative di vita a chi nel capoluogo marsicano risiedeva e risiede.
Nel corso degli anni, anche grazie all’impegno di professionisti, studiosi, storici, quella memoria storica è stata riscoperta. Negli ultimi giorni, all’interno della parrocchia di San Giovanni, si è svolto il convegno “Identità e memoria storica: Progetto e recupero di spazi ecclesiali”, alla presenza del Vescovo dei Marsi Mons. Pietro Santoro, del sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio, del parroco Don Francesco Tallarico, del vice presidente della Pro Loco Ilio Leonio.
È stato presentato il progetto di adeguamento liturgico della chiesa di San Giovanni, con nuovo altare e
ambone, oltre all’allestimento della Cappella dedicata alla serva di Dio Madre Teresa Cucchiari le cui spoglie, rinvenute presso la Collegiata di San Bartolomeo, saranno accolte in un’urna marmorea nella chiesa di San Giovanni. Questo avvenimento legherà maggiormente e indissolubilmente i due luoghi storici dell’”Altra Avezzano”. È intervenuta, inoltre, la Dott.ssa Emanuela Ceccaroni, della Soprintendenza Archeologica, che ha illustrato la campagna di scavi nell’area di San Bartolomeo.
Lo studio di architettura dell’architetto Aldo Cianfarani ha presentato una proposta di restituzione volumetrico/architettonica dell’antica facciata di San Bartolomeo, a partire da rilevazioni fotogrammetriche avanzate e stereoscopiche dell’esistente, lo studio dei progetti originali del prospetto, per giungere agli inserimenti fotorealistici, presentati durante il Convegno dal suo collaboratore Antonello Incerto. Il progetto prevede di ricostruire il volume di facciata pre-esistente, e del campanile, attraverso l’impiego di reti metalliche generatrici di masse permeabili visivamente e, al contempo, evocatrici di antiche forme; l’dea progettuale prende le mosse da opere simili già realizzate in diverse aree archeologiche del Sud Italia.
“Solo qualche giorno fa si sono svolte le celebrazioni di quei terribili giorni che funestarono la nostra terra e il voler ricordare ci fa soffermare sul concetto di memoria, come semplice ricordo di un avvenimento, e sul concetto di memorial” inteso, invece, come ri-attualizzazione dell’evento stesso al punto da renderlo contemporaneo”, spiega l’architetto Cianfarani.
“La nostra città, oggi, ha necessità di uscire da quella sorta di –damnatio memoriae- dei tempi del sisma che ha caratterizzato il comprensibile atteggiamento dei nostri nonni nel non voler ricordare. Ciò ha causato la cancellazione del senso di appartenenza, delle proprie radici e di tanta cultura. Dobbiamo porci la domanda se proprio a questo atteggiamento è dovuta la totale cancellazione dell’antica città ad opera delle ruspe del Real Genio Civile; e forse anche a questo il totale abbandono di quella che fu l’area dell’antica Collegiata di San Bartolomeo che, da circa un secolo, è in totale abbandono sei si eccettua l’intervento ivi realizzato per iniziativa del Comitato per il Cinquantenario nel 1965. E’ proprio lì, ora, che va ripensato un luogo che sia ”memoriale” e quindi ri-attualizzazione di un brano di città fruibile e vitale ancora oggi, andando a ricostituire un’immagine architettonica, con materiali e tecniche contemporanee, di quella che fu la facciata della chiesa di San Bartolomeo”, conclude l’architetto.
Nel 1965 fu realizzata, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dal terremoto, la stele commemorativa fu ricostruita sul basamento del campanile e furono erette due lefene in cemento armato sul loro basamento precedente dall’ingegnere Loreto Orlandi, ponendo sulla loro sommità due capitelli originali in pietra che erano appartenuti alla facciata di San Bartolomeo. I capitelli erano stati conservati per lungo tempo nella parrocchiale di San Giovanni e poi donati da Don Giulio Lucidi per essere ricollocati nel loro luogo originario.
Si vuole, quindi, fare memoria stratificando gli interventi perché la proposta progettuale di Cianfarani va a integrarsi con il monumento commemorativo del 1965. Successivamente ci sarà una proposta progettuale anche per la sistemazione del piazzale antistante, quindi una valorizzazione dell’intera area che andrà a rivitalizzare una spazio della vecchia Avezzano. Una particolare suggestione di quest’opera ci sarà in modo particolare di notte con opportune illuminazioni che restituiscono visivamente il volume della faccia preesistente con un’eccezionale effetto sullo skyline dal campanile di Avezzano.