Avezzano. Uno studio particolareggiato e un intervento che punta a tutelare la safena sono la forza della chirurgia praticata dal dottor De Blasis nella clinica Di Lorenzo.
La struttura sanitaria della città ha puntato sull’eccellenza proponendo ai suoi pazienti – in arrivo da tutto il centro Italia – un tipo di intervento basato sul metodo “Chiva” cura emodinamica dell’insufficienza venosa ambulatoriale. A occuparsene è Giovanni De Blasis, noto medico marsicano, già primario del reparto di Chirurgia vascolare ed ex direttore del dipartimento di chirurgia della Asl Avezzano – Sulmona – L’Aquila.
Nel corso degli anni De Blasis si è specializzato nella cura dell’insufficienza venosa cronica cercando di portare avanti questo metodo ideato sul finire degli anni ’80 in Francia e poi diffuso in tutta Europa anche nella Marsica.
I pazienti che ne necessitano, chi per motivi circolatori, chi per motivi estetici, di tale intervento sono moltissimi e la fase preparatoria richiede uno studio molto lungo e approfondito che viene eseguito dall’angiologo dottor Mauro Pinelli. I tempi di attesa, a differenza delle strutture pubbliche dove toccano anche la soglia dei tre anni, sono di poco più di due mesi e la richiesta è ampia.
“Questo tipo di intervento consiste nel togliere le varici senza distruggere la safena”, ha raccontato il dottor De Blasis, “tutti gli altri interventi che si fanno ordinariamente demoliscono la safena, o perché si strappa (stripping), o perché si brucia con il laser che sono gli interventi maggiormente eseguiti. Questo tipo di intervento invece la conserva curando ugualmente le varici”.
Ma quando si decide di intervenire sulle varici?
“Generalmente quando diventano grandi, quando si complicano con trombosi o quando c’è un problema estetico, soprattutto nelle donne”, ha continuato il chirurgo vascolare, “alla clinica Di Lorenzo procediamo con questo tipo di intervento che è ambulatoriale e si effettua in anestesia locale il 99per cento delle volte”.
Un tipo di operazione, quindi, che va preparata a lungo e va studiata nei minimi particolari perché nulla deve essere tralasciato. Quando poi si arriva all’intervento tutto viene fatto nel giro di 12 ore e il paziente la sera stessa può tornare a casa
“C’è molta richiesta essendo un intervento poco diffuso”, ha concluso De Blasis, “lo studio preoperatorio è molto lungo perché bisogna capire dal punto di vista emodinamico come funziona la circolazione e dove si può intervenire. L’intervento in sé, poi, è relativamente semplice. E’ importante la tutela della safena che, in caso di bypass aortocoronarico, potrebbe servire in ogni momento”.
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