Avezzano. Dopo il sequestro di venerdì mattina, su delega della procura, sembra che i Carabinieri Forestali di Canistro abbiano proceduto al sequestro anche di un’altra aerea adibita a deposito incontrollato di rifiuti. Dopo le vasche di carico situate sopra la centrale idroelettrica di Canistro, la seconda è quella dello sgrigliatore situato alla fine del canale centrale, poco prima del punto in cui le acque spariscono nella vasca dell’Incile situata sotto il celebre “madonnone”, che è di proprietà del consorzio di bonifica ovest, ma in uso alla cartiera Burgo. Il reato ipotizzato dai forestali per entrambi i siti, è quello di discarica abusiva. Adesso sembra ufficiale che questo sequestro sia riconducibile alla moria di pesci del fiume Liri che ha allarmato tutti i sindaci della valle Roveto. Le prime ipotesi sembrano infatti collegate ad una concatenazione di eventi verificatisi tra il 6 e l’8 di settembre.
Nei mesi precedenti, complice l’ondata di caldo anomalo che ha colpito anche la marsica, le vasche di carico che convogliano le acque alla centrale idroelettrica di Canistro sono rimaste a secco. In quelle vasche, quindi, si sono concentrate sia sostanze biotiche e organiche in decomposizione, ma anche i fitofarmaci che i contadini usano abitualmente per la coltivazione dei terreni. Con i due mesi di caldo e di secca l’acqua nelle vasche è evaporata e al loro interno è salita drasticamente la concentrazione di queste sostanze, altamente inquinanti. Il 6 di settembre, però, succede l’evento più importante: con una nota la protezione civile avvisa che stanno per arrivare delle importanti precipitazioni. Ma oltre alla pioggia ci sono altri due motivi che fanno salire un po’ troppo l’acqua nei canali del Fucino. Le ordinanze di divieto d’irrigazione non più revocate dai sindaci, ma anche perché, a differenza delle settimane precedenti, l’acqua non veniva più usata per irrigare 18/20 ore al giorno. Il consorzio, che in base alla convenzione tra Regione Abruzzo e cartiera Burgo gestisce i livelli dell’acqua nei canali, l’8 settembre decide quindi di aprire le paratie all’Incile (quelle del secondo e meno conosciuto emissario) e fa scendere l’acqua dei canali di 40 cm, riversando parecchi metri cubi d’acqua nelle vasche di carico di Canistro. Tutto questo, però, senza prima averle pulite, visto che da tempo giaceva sul fondo parecchio materiale dannoso per la fauna ittica del fiume Liri. L’acqua fa tracimare le sostanze inquinanti dalle vasche che si riversano nel Liri e procurano la moria di pesci. Le prime ipotesi sull’inquinamento, quindi, sembrerebbero legate a un’incuria di gestione, in quanto prima di aprire le paratie all’incile si sarebbe dovuto procedere alla pulizia di quelle vasche. A dimostrazione di questa tesi, infatti, ci sarebbe il fatto che la moria di pesci si è verificata proprio nei giorni a ridosso l’apertura dell’acqua ed è svanita nei giorni successivi. Pierluigi Oddi , vicesindaco di Civitella Roveto, si dichiara soddisfatto del lavoro dei Carabinieri-Forestali “Ritengo che questi primi risultati facciano emergere la necessità di andare avanti nelle indagini. Vogliamo che vengano alla luce le responsabilità di quanto accaduto, soprattutto affinché sul caso ci sia maggiore attenzione per il futuro. Le ricerche e le verifiche eseguite da me e dall’associazione pescatori ha prodotto un’indagine dei carabinieri forestali che sicuramente chiarirà la vicenda”. Ora si attendono ulteriori sviluppi delle indagini @francescoproia