Avezzano. Chiuse le nuove indagini nei confronti dell’ex assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati e di altri quattro indagati, tra cui il padre Ezio, nell’ambito dell’inchiesta di per presunte tangenti legate alla società Abruzzo engineering. Sono indagati, oltre a Daniela Stati e al padre, anche il marito, Marco Buzzelli, l’imprenditore Vincenzo Angeloni, ex parlamentare di Alleanza nazionale e presidente della Valle del Giovenco Calcio in serie C1 e Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e di Selex service management, società del gruppo Finmeccanica. Il giudice aveva annullato il capo d’imputazione di corruzione aggravata e rimesso la documentazione alla Procura di Avezzano per una riformulazione. Stati da mesi chiede un’accelerazione del processo, dichiarandosi innocente. Sono state così riviste le carte e con una nota del 19 febbraio la documentazione è stata rimessa alla Procura della Repubblica di Avezzano. Il sostituto procuratore Roberto Savelli dovrà ripresentare l’accusa con la nuova formulazione.
La Stati, sempre secondo la tesi accusatoria, avrebbe agito in qualità di assessore regionale all’Ambiente grazie alla partecipazione del padre Ezio e dell’allora convivente, oggi marito, Buzzelli. Gli altri avrebbero agito come referenti delle società “Valle del Giovenco” e “Auxilium Tech” Ageloni, e come amministratore delegato di “Selex SeMa spa” e presidente della “Valle del Giovenco” Stornelli. La vicenda interessa anche i lavori affidati ad Abruzzo Engineering nelle fasi della ricostruzione dopo il 6 aprile 2009.
Da tre anni Ezio Stati chiede che il processo, prima avviato all’Aquila e poi trasferito ad Avezzano, si svolga nel più breve tempo possibile. La difesa è composta dagli avvocati Roberto Verdecchia, Alfredo Iacone (Stati e Buzzelli), Antonio Milo e Vincenzo Scordamaglia (Angeloni e Stornelli). Sulla vicenda interviene il consigliere regionale Daniela Stati, ora candidata alle elezioni regionali del prossimo 25 maggio con la lista Abruzzo Civico a sostegno di D’Alfonso. “Dopo 4 mesi dalla pronunzia del Gup, stranamente”, spiega la Stati, “viene riformulato in prossimità delle elezioni regionali e della presentazione delle liste, un capo di imputazione altrettanto vago, illogico e privo di qualsiasi riscontro, che guarda caso finisce subito sui giornali. Rispetto alla precedente imputazione, già annullata, come detto, non è stata svolta alcuna nuova indagine, non vi è alcun elemento nuovo ma solo il rimaneggiamento della precedente astrusa imputazione col tentativo di creare discredito. Dopo 4 anni, su mie sollecitazioni forse questa volta riuscirò a farmi ascoltare da un PM, considerato che non sono mai stata ascoltata e che a 4 anni dai fatti ancora non è chiaro quali sarebbero i reati da me commessi. Come diceva Andreotti “A pensare male si fa peccato ma a volte ci si indovina”.