Avezzano. Tramite il suo legale ha chiesto la sostituzione della pena, dall’interdizione alla professione di ingegnere al divieto di dimora di Celano. In modo che, in un periodo di crisi economica come quello in cui stiamo vivendo per via dei limiti imposti a tutte le professioni da parte della diffusione del contagio da coronavirus, potesse tornare a lavorare. Seppur non potendo più dimorare a Celano, per via dell’inchiesta in cui è rimasto coinvolto, coordinata dalla procura di Avezzano, “Acqua fresca”. È il caso dell’ingegnere celanese Livio Paris, che ha chiesto la sostituzione della misura al magistrato del tribunale di Avezzano, titolare dell’inchiesta.
Un’inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo di che mira a dimostrare un sistema che si protraeva da anni, fatto di reati contro la pubblica amministrazione, che ha portato all’arresto del sindaco Settimio Santilli (ai domiciliari, misura poi sostituita dal Riesame con il divieto di dimora a Celano) e dell’ex sindaco, l’ex senatore Filippo Piccone (in carcere, misura sostituita anche per lui, dal Riesame, con il divieto di dimora).
“Considerato che il Tribunale del Riesame ha disposto, con ordinanza del 12.3.2021 l’applicazione della misura interdittiva; considerato, in particolare, che, in linea astratta e teorica, la misura del divieto di dimora sarebbe più grave di quella interdittiva del divieto di svolgimento di attività professionali, incidendo sulla libertà personale, laddove quella in corso di esecuzione inciderebbe soltanto sulla libertà economica; considerato, tuttavia, che nel caso in esame tale misura era stata applicata dal Tribunale del Riesame”, scrive il gip del tribunale di Avezzano, Maria Proia, che ha accolto la richiesta del legale Roberto Verdecchia, difensore di Paris, “ma che il PM aveva originariamente chiesto la misura cautelare coercitiva; ritenuto che la misura originariamente richiesta dal PM, dunque, è della stessa natura di quella richiesta dalla difesa, sebbene meno afflittiva, e che, pertanto l’organo dell’accusa non è più vincolato all’applicazione della sola misura interdittiva; considerato, altresì, lo stato di incensuratezza dell’imputato ed il lasso di tempo intercorso sia dalla data di commissione del reato che da quello della richiesta di applicazioen della misura cautelare da parte del PM; considerata, infine, la grave emergenza sanitaria tutt’ora in corso, alla quale ha fatto seguito un altrettanto grave crisi economica; ritenuto, pertanto, che, in concreto la misura cautelare del divieto di dimora è meno afflittiva di quella del divieto di esercitare l’attività professionale; ritenuto, infine, che la misura del divieto di dimora nel comune di Celano, luogo in cui è stato commesso il reato, appare sufficiente a garantire la piena soddisfazione delle esigenze cautelari, essendo in grado di scongiurare la commissione di ulteriori reati nella medesima area in cui è stato consumato quello contestato”, il gip, “sostituisce nei confronti di Livio Paris la misura cautelare del divieto di esercitare l’attività professionale con quella del divieto di dimora nel comune di Celano”.
“A carico del Paris Livio, che esercita la professione di Ingegnere sull’intero ambito nazionale e non solo sulla sola città di Celano, erano state in via provvisoria contestate ben più imputazioni aventi ad oggetto la commissione di un unico illecito (inteso come fatto storico inerente la ricostruzione della scuola di Beato Tommaso da Celano), riconducibile ad un appalto che si ipotizza essere stato da lui turbato in concorso con alcuni amministratori, tecnici e funzionari comunali”, scrive in una nota alla stampa il legale difensore, Roberto Verdecchia, “dapprima attinto da misura custodiale degli arresti domiciliari è stato successivamente rimesso in libertà, previa trasformazione della misura coercitiva personale, con quella interdittiva del divieto di esercitare la professione per la durata di mesi dodici, per poi ritornare a quella personale nel divieto di potersi recare in Celano.
Tuttavia il divieto di esercizio della professione, oltre che anacronistico in virtù dell’emergenza da Covid-19, risultava irrazionale e sproporzionato in relazione a quanto contestato al professionista, per cui il Gip del Tribunale di Avezzano, prendendo anche atto di quanto statuito dal Tribunale del Riesame in data 12 marzo che aveva di per se già annullato due delle sei contestazioni, ritenendo meritevoli di condivisione le motivazioni avanzate dalla difesa dall’indagato, stante la sua totale incensuratezza, il lasso di tempo trascorso dalla contestazione dei fatti, il corretto comportamento processuale serbato, e la parziale assenza delle esigenze cautelari, in data odierna ha deciso di modificare la misura del divieto di esercizio della professione all’Ingegner Livio Paris, applicando allo stesso il divieto di dimora nella Città di Celano, sufficiente a garantire le residue esigenze cautelari, consentendo allo stesso di riprendere a pieno titolo la sua attività di professionista ed imprenditore”.