Sante Marie. Grande partecipazione a Sante Marie per l’inaugurazione del monumento “agli Mastari” Di Giacomo, Mari e Di Giovanni, che con il loro lavoro hanno contribuito a far conoscere la cittadina marsicana in Italia e all’estero, nonché la sua storia da tramandare e far conoscere in memoria dei conterranei.
Giulio Gino Di Giacomo “desidera ringraziare il Sindaco Lorenzo Berardinetti per aver accolto l’umile invito/appello per una possibile ed eventuale creazione e posa in opera di un simbolo di un particolare artigianato, ormai perso, ma molto peculiare di Sante Marie, svolto grazie alle famiglie di mastari: Di Giacomo, Mari e Di Giovanni e per le bellissime e sentite parole dette nella circostanza della inaugurazione, desidera ringraziare il Parroco Don Michelangelo per la benedizione, desidera ringraziare la Fonderia Di Giacomo per l’ottima opera costruita, desidera ringraziare il signor Fioro e sua moglie, la signora Francesca, per aver messo a disposizione, con sacrificio, il loro basto molto vissuto affinché potesse essere “ricopiato” fedelmente dalla Fonderia, desidera ringraziare coloro che hanno montato e posizionato il basto su una bella roccia, desidera ringraziare la Proloco e, inoltre, desidera ringraziare vivamente la Comunità di Sante Marie, la sua Comunità, per aver accettato questo simbolo, simbolo di un mondo che non c’è più”.
Di Giacomo si augura che “jo masto possa essere patrimonio di tutti, toccato, amato, apprezzato e accarezzato, possa essere fonte di emozioni e che la visione di questo mmasto, oltre a rappresentare il suo significato, possa diventare per ognuno di noi una sorta di magica finestra: ognuno di noi potrà affacciarsi e vedere, ricordare e rendersi conto e trasformare il faticoso lavoro dei mastari, quindi dell’epoca passata, nel lavoro, altresì faticoso, dei loro genitori e nonni, come ad esempio di alcuni santemariani o delle frazioni che si alzavano alle 3 per andare a lavorare a Roma e ritornare, stanchissimi, la sera alle 8; di altri santemariani o delle frazioni che svolgevano lavori pesanti o addirittura di alcuni ragazzi/e che dalle frazioni venivano a piedi alla stazione di Sante Marie, anche con la neve, per andare a scuola e anche all’università”.
“Tutto questo, per fortuna, non c’è più, abbiamo la modernità con le sue comodità”, conclude Di Giacomo, “ma dobbiamo essere bravi a non dimenticare le nostre radici. Questo mmasto in bronzo oltre significare il lavoro dei mastari e abbellire quel tratto di strada dovrà avere anche questo arduo e difficile compito, quello di non farci dimenticare. Ci riuscirà? Forse sì. Dicono, comunque, che infilare le dita nei buchi di quel basto di bronzo porti fortuna ma solo se “si sente”, se si percepisce, se si riesce a comprendere la fatica che i mastari facevano, con trivelle manuali di varie misure, per fare quei buchi prima che arrivasse il comodo trapano elettrico”.