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Impianto a biomasse Power crop: la Riserva del Salviano ribadisce il suo no alla centrale

Redazione Attualità di Redazione Attualità
7 Settembre 2011
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Avezzano. Si riapre la discussione sulla centrale a biomasse Power crop che dovrebbe sorgere tra Avezzano e Luco dei Marsi, in località Borgo Incile. Il parere favorevole del Via (Valutazione impatto ambientale) ha riacceso le polemiche sull’impianto bocciato dal comune di Avezzano e di Luco, ma anche dai cittadini e dalla associazioni di categoria. Sul caso interviene anche la direzione della Riserva Naturale Regionale del Monte Salviano per ribadire la propria contrarietà all’impianto. “Vi sono diversi aspetti che portano a considerare come inopportuna la prevista collocazione di un impianto di questo genere, che, a tutti gli effetti della normativa vigente consiste in un impianto di trattamento rifiuti per produzione di energia (e quindi rientrante nell’ambito del Sistema Integrato di Gestione dei Rifiuti e del relativo Piano Regionale), quali: localizzazione dell’impianto in un contesto territoriale posto immediatamente a ridosso della Riserva Naturale Regionale del Monte Salviano, in un’area che è a tutti gli effetti considerata la “Porta settentrionale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise” e che, inoltre, costituisce una importantissima cerniera ecologica fra i territori del suddetto Parco e del Parco Regionale del Sirente-Velino. Mancato coinvolgimento degli enti territoriali interessati: in primis la Riserva stessa che non è stata minimamente coinvolta in alcun grado dell’iter progettuale, ignorando in tal modo la regola base della pianificazione partecipata, assolutamente imprescindibile sempre e, in special modo, quando le progettualità riguardino impianti di queste tipologie. Il quantitativo previsto di “Biomassa” per alimentare l’impianto ammonterebbe a circa 270.000 T/anno: un quantitativo assolutamente spropositato rispetto alle fonti di approvvigionamento previste (scarti di agricoltura, cippato di pioppo). Risulterebbe necessario, quindi, per raggiungere i quantitativi di “combustibile necessario” provvedere alla riconversione di enormi quantitativi di terreno agricolo alla produzione ad esempio dei cippati da pioppo con evidente danno per la biodiversità dell’area e la produzione agricola, oltre che massiva , di nicchia e qualità. O anche occorrerebbe ricorrere all’importazione (e non dal territorio fucense o comunque abruzzese ma anche da Regioni limitrofe, se non da più lontano) di grandissimi quantitativi di combustibile (perché a tutti gli effetti di questo si tratta) con un incremento netto, e allo stato attuale non quantificato, di traffico pesante con conseguente incremento di emissioni di CO2, NOx ,HC, polveri sottili. Per sottacere delle problematiche logistiche e di pericolosità dovute al continuo passaggio di un numero così elevato di Autoarticolati lungo le strade del comprensorio avezzanese (non si ha notizia dello studio di impatto di questo traffico né della necessaria valutazione statistica di incremento dell’incidentalità stradale connessa). Un impianto delle dimensioni prospettate (93 MW) comporterebbe, pur con tutti gli accorgimenti possibili di mitigazione previsti e/o prevedibili, una sicura perturbazione del microclima locale con aumento di Temperatura, microvariazioni bariche connesse e possibile alterazione quindi del regime locale dei venti. Attualmente l’area del Fucino è considerata un luogo di eccellenza agronomica, con produzioni certificate e note a livello nazionale e internazionale: la realizzazione di un simile impianto, per di più con la prospettiva che possa non essere l’unico nel comprensorio marsicano, comporrebbe un sicuro danno d’immagine e, di conseguenza economico, a tutto il sistema agricolo ed economico della zona. La direzione della Riserva esprime quindi il suo disappunto per la scelta di localizzazione dell’impianto a biomasse e sollecita tutti gli enti interessati ad attivarsi al fine di tutelare un contesto territoriale ambientale che ha assoluto bisogno di valorizzazione e fruizione da parte dei cittadini e non già dell’incremento del carico industriale e di inquinamento connesso”.

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