C’è un problema di fondo (perché di problema si parla) in questa guerra tra Russia e Ucraina: mai prima d’ora un conflitto bellico era apparso al mondo così patinato, raccontato su Instagram, su Facebook, anche dallo stesso presidente di uno dei Paesi coinvolti negli attacchi.
Ma se fino a oggi Zelensky era apparso un po’ fuori dalle righe a causa del suo mondo di comunicare, facendosi selfie davanti ai palazzi bombardati e parlando sui social come un influencer, ora il limite è stato superato. Infatti il suo ultimo video sulla guerra più che una comunicazione istituzionale, quale dovrebbe essere, sembra, anzi è, una sorta di trailer di un film che invece di dare il senso di un dramma umano senza precedenti, rischia di sconfinare in propaganda. Propaganda non politica, ma addirittura strettamente pubblicitaria al personaggio prima che al politico.
Forse se c’è gente convinta che l’invasore siano gli Stati Uniti e Nato e che Putin sia la povera vittima – perché c’è questa gente in giro sui social e ce n’è anche tanta – la colpa è anche un po’ del personaggio Zelensky. Una colpa forse più sua, dei suoi selfie e dei suoi video davanti ai parlamenti europei, che dei tristi precedenti gesti criminali della guerra in Donbas e delle operazioni belliche che costellano la storia degli Stati Uniti. Ed ecco che a passare all’assurdo si fa presto e sommando le due cose (da un lato la pessima reputazione degli Ucraini o di parte di essi e la pessima reputazione degli Stati Uniti d’America, e dall’altro l’approccio propagandistico di Zelensky) la squallida figura di Putin sembra quasi recuperare punti, quasi diventare più umana, più simpatica. E da criminale di guerra alla luce della strage umanitaria e dello sterminio umano che sta portando a termine, Putin rischia quasi di diventare anche un eroe agli occhi di qualcuno. Miracolo dei social, dove tutto è possibile, dove l’assurdo è più ragionevole dell’ovvio.