Canistro. Il Tribunale di Roma ha condannato la Santa Croce al pagamento di 18mila euro in favore della dirigente regionale Iris Flacco.
La società ne aveva chiesti 85.000 a titolo di risarcimento del danno a Iris Flacco, dirigente del Servizio Attività Estrattive ma il Tribunale civile di Roma ha condannato la società a rifonderne 18.000 in favore del dirigente, difesa dagli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia del foro di Avezzano.
La Flacco era stata citata in giudizio dalla Santa Croce per rispondere di diffamazione e violazione del segreto d’ufficio in seguito a dichiarazioni rese ad un quotidiano on line, chiedendone la condanna al risarcimento per i danni subiti dalla società commisurati in 85.000 euro e, per tali accuse, la responsabile dell’Autorità regionale di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, avvocato Stefania Valeri, aveva interdetto al dirigente di occuparsi di procedimenti e provvedimenti per le concessioni di acque minerali regionali in cui fosse partecipe la Santa Croce.
Ciò in ragione del potenziale “conflitto di interesse” tra la Flacco e la società.
Secondo il Giudice De Nuccio Lilla la tesi accusatoria della società è risultata del tutto infondata, perché quanto dichiarato dalla Flacco non costituisce né diffamazione nei confronti della società né tantomeno violazione dei doveri di servizio o della normativa in materia di protezione dei dati personali, e da qui la condanna alla refusione delle spese legali complessivamente pari a 18.000 euro.
Gli avvocati della Flacco, appena pubblicata la sentenza del Tribunale di Roma, hanno chiesto al Responsabile regionale dell’Anticorruzione di rimuovere il provvedimento di sospensione in quanto risulta ormai escluso ogni conflitto di interessi tra la società e il dirigente, che ha agito sempre nel pieno rispetto delle regole e nell’ambito delle proprie competenze.
Iris Flacco, infatti, era già stata denunciata dalla stessa società per abuso d’ufficio alla Procura di Avezzano ed ancora per abuso d’ufficio e falsità ideologica presso la Procura di Pescara, ottenendo l’archiviazione per la prima denuncia e l’assoluzione per la seconda.