Avezzano. Esce nelle librerie “Rights against the machines: il lavoro digitale e le lotte dei rider”, dell’avezzanese Marco Marrone. Le piattaforme digitali sono al centro di un dibattito internazionale che va oltre i confini della comunità accademica. Se ne parla sempre di più, eppure sono ancora circondate da un alone di ambiguità, tanto è vero che c’è profondo disaccordo sulla definizione delle piattaforme stesse, sulle loro caratteristiche e sulla portata degli effetti economici del loro successo. Attraverso le mobilitazioni dei rider, dunque, il volume, edito Mimesis, tenta di fare chiarezza sulle trasformazioni profonde che interessano il lavoro e la società nell’epoca del capitalismo digitale.
Marco Marrone è assegnista di ricerca al Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna ed è tra i fondatori di Riders Union Bologna. Nelle sue ricerche si è occupato di precarietà, lavoro informale, neoliberismo e del loro impatto sulle condizioni di vita e di lavoro, nonché sui processi di sindacalizzazione. Tra gli interessi di ricerca più recenti vi è l’espansione delle piattaforme, i conflitti che vanno moltiplicandosi ai loro margini e i tentativi di regolazione del lavoro digitale.
Il volume è infatti il risultato di un percorso di ricerca azione condotto dall’autore nell’ambito di Riders Union Bologna, una delle esperienze più note di sindacalismo informale nate nell’ambito del food delivery che hanno svolto un ruolo decisivo nel far emergere lo sfruttamento del lavoro che si nasconde dietro le retoriche opache delle piattaforme. In questa prospettiva, più che una nuova economia, le piattaforme appaiono come una delle modalità attraverso cui il capitalismo è stato in grado di superare i blocchi della crisi del 2007-2008 impiegando le tecnologie digitali per assorbire all’interno dello scenarioeconomico mondiali settori – come il food delivery, il lavoro domestico o gli affitti di breve durata – fino ad oggi considerati marginali e storicamente condotti nell’informalità. Eppure, per quanto le piattaforme ripropongano in chiave accelerata tendenze che da tempo caratterizzano gli scenari del capitalismo reticolare, allo stesso tempo si distinguono dalle forme del passato, divenendo sempre più infrastrutture centrali attorno il quale la società va riorganizzandosi così da riuscire ad estrarre continuamente i dati necessari ad alimentare la loro espansione.
La città, dunque, non è solo il luogo in cui le piattaforme “toccano terra” e in cui dispiegano i meccanismi dell’accumulazione digitale, ma anche quello in cui prendono forma i processi di resistenza che vanno sempre più moltiplicandosi nel tentativo di far fronte all’avanzata del capitalismo di piattaforma. Così, è guardando al rapporto tra la città e la sperimentazione di nuove pratiche di lotta che l’esperienza di Riders Union Bologna viene analizzata non solo come punto di vista privilegiato sulle vicende delle piattaforme digitali, ma anche come un caso di studio in grado di per comprendere il modo in cui le pratiche sindacali possono essere innovate per affrontare le nuove sfide poste dalla digitalizzazione del lavoro.