Avezzano. Innovazione tecnologica per le aziende vitivinicole affinché possano lavorare attuando un trattamento migliore e più ecologico delle acque reflue, sfruttandole anche per la produzione di energie rinnovabili e aderendo così alle leggi e agli obiettivi sanciti dalla Unione europea. Questo l’ambizioso obiettivo al centro del progetto Ad-Wine – High performance anaerobic digesters for the treatment of medium sized wineries effulents, presentato ieri in un workshop nella sala meeting del Centro di ricerche applicate alla biotecnologia (Crab) di Avezzano. Uno scambio di conoscenze tecniche per sviluppare un modello unico nella digestione anaerobica e delle possibili soluzioni ambientali nel settore vitivinicolo da esportare in Europa e nel mondo. Finanziato all’interno del programma ‘Marie Curie Industry’, il progetto prevede lo studio e lo sviluppo di soluzioni in grado di
ridimensionare l’inquinamento e l’impatto ambientale prodotti dalla lavorazione dell’uva nelle cantine a media dimensione e di ottenere un consistente risparmio energetico. In Abruzzo, regione verde d’Europa, la viticoltura costituisce oggi il principale comparto agricolo regionale facendone la quinta realtà produttrice nazionale (la precedono Veneto, Emilia Romagna, Sicilia e Puglia). Secondo lo “Studio di consulenza ambientale di Rossano Sciarra” fornito al Crab, i 33 mila ettari di vigneto danno una produzione complessiva che si attesta mediamente sui 3,8 milioni di ettolitri. Le acque complessivamente da avviare a depurazione risultano per questo comprese tra 110 mila e 9,5 milioni di metri cubi, e a oggi solo il 30 per cento delle attività produttive di vino possiedono un impianto di trattamento efficiente. Al workshop hanno preso parte, fra gli altri, il presidente del Crab, Emidio Tenaglia, il direttore dell’ente, Daniela Spera, il segretario dell’Assoenologi Abruzzo-Molise, Carmine De Iure, il sindaco di Miglianico (Chieti) e presidente del Consorzio ricerche vitivinicola ed enologica in Abruzzo (Crivea), Dino De Marco, e i soggetti partner del progetto: Gavin Clark, industrial liaison director presso l’università di Newcastle (Inghilterra) e rappresentante del progetto Unew, Garcia Gorka, coordinatore Ad-Wine e responsabile Aema che ha presentato il progetto in partenariato con il Crab, Joel Rochard, responsabile progetto Ifv, Dirk Weichgrebe, dell’università di Hannover (Germania), responsabile progetto Luh, Stefano Bianchini, del Consorzio ricerche applicate alla Biotecnologia e ricercatore Crab. “L’innovazione è un approccio metodologico, non un prodotto – ha detto Emidio Tenaglia, presidente del Crab – e questo progetto, che vede il Crab come soggetto scelto in Europa, vuole proporre una nuova metodologia in un settore-chiave della nostra regione e non solo, che è quello dello scarto della produzione vitivinicola in Abruzzo”. “C’è l’opportunità di far diventare questo progetto un modello da esportare – ha aggiunto – anche grazie alla collaborazione e allo scambio di competenze con altre realtà di enorme livello scientifico a livello Europeo, come le università di Newcastle e di Hannover, e con importantissimi partner come il centro nazionale francese del Vino e questa azienda spagnola, Aema, molto nota nel settore dell’ambiente, dell’ecologia e dello sviluppo”. “Siamo convinti che grazie ai modelli matematici si possano ottimizzare i costi dei processi e dei sistemi – ha detto il microbiologo Gavin Clark dell’università di Newcastle – per questo lavoriamo per preparare al meglio gli studenti, da qualsiasi materia essi provengano, sia essa chimica, o biologia, allo sviluppo di questo progetto. La matematica può aiutarci a ottimizzare i rifiuti e a riciclarti per poterli riutilizzare come materie di produzione”. Per il coordinatore di Ad-Wine, Garcia Gorka, “è necessario allargare il progetto e collaborare con più realtà per unire l’Europa. Il settore del vino è in crisi ma non come altri settori – ha ricordato – e Italia e Spagna possono lavorare insieme per uscirne. Siamo convinti che il turismo sia un elemento fondamentale dell’economia, quindi il nostro progetto guarda sì allo sviluppo tecnologico, ma all’interno di una strategia più ampia che vada a toccare quei settori necessari alla crescita dell’Europa nel suo insieme”. Ne è convinto Dirk Weichgrebe, dell’università di Hannover. “C’è bisogno di unire diversi settori – ha affermato – e la Germania in questo senso può portare esperienza ma può anche acquisirla da altri Paesi. Infatti, da noi si pensa molto alla tecnologia e poco al marketing. Grazie al progetto Ad-Wine si potrà colmare questa lacuna e al tempo stesso proporre un modello unico nel suo genere”.