Avezzano. “Ancora una volta, senza tener conto della volontà di un intero territorio ad impronta storicamente agricola, si decide dall’alto che questo stesso sarà sede di stoccaggio e lavorazione di rifiuti Speciali e Pericolosi per un ammontare di 20000 ton/anno, cioè circa 1000 tir/anno”. Questo il commento del segretario del circolo del Pd, Giovanni Ceglie, e dell’esecutivo del partito. “Anche se l’Iter risale al 2009 e nel tempo si è rilasciata prima la compatibilità idreogeologica (nel 2010) da parte del Servizio Genio Civile-Uff Tecnico di Avezzano, successivamente il VIA (Valutazione Impatto Ambientale) nel 2011, ed infine il parere favorevole dell’ARTA Abruzzo di Pescara che ha avallato l’AIA (Autorizzazione Integrale Ambientale) per la realizzazione e la gestione dell’impianto di via Trara (nel 2015), nessuno ha interpellato nè il Territorio nè l’Amministrazione Comunale sulle cui spalle cade in ogni caso tutto l’impatto Ambientale”, ha commentato Ceglie, “bene ha detto l’Assessore Verdecchia riguardo il dribbling del coinvolgimento degli Enti Territoriali come i Comuni, che sono stati bypassati dalla Determina Regionale del 30Mar16.
Perché tutto ciò non può prescindere dal territorio? Perché al territorio, che ha una connotazione agricola se non proprio una vocazione, è stato riconosciuto il marchio IGP per la produzione di patate e un primato assoluto IGP per la produzione di carote biologiche equivalenti al 5% della produzione Europea. Quindi operazioni riguardanti la gestione dei Rifiuti Speciali e Pericolosi, che in gergo tecnico sono chiamate R1, R2…fino ad R11, preoccupano non poco; soprattutto la R10 e la R11. R10= Spandimento sul suolo a beneficio dell’Agricoltura. R11= Utilizzazione di rifiuti da una delle operazioni da R1 a R10, ovvero rigenerazione e reimpiego di olii, catalizzatori, captanti, metalli etc. Ma tutto ciò non è certo indicato nei disciplinari delle IGP.
Tra i metalli che si possono trattare, vi è anche il Mercurio. La storia di Minamata, però, fa tornare alla memoria le tragedie del Giappone. No, non sto parlando di Fukushima, ma di altre catastrofi che sono avvenute prima e che hanno causato disastri ambientali e provocato vittime innocenti. Pochi posti di lavoro a scapito della salute di tutti non è un baratto equo. Taranto insegna”.