“Siamo partiti da due esempi di vini frizzanti ottenuti con metodo “ancestrale”, ovvero attraverso la rifermentazione in bottiglia”, ha spiegato Franco Santini, critico enogastronomico e direttore artistico di Gironi divini, “un pecorino dell’azienda Lunaria, il brand biodinamico della Cantina di Orsogna, che con oltre 300 ettari dichiarati è una delle più importanti realtà europee di questo movimento, e il bianco Doppia Barba di Marina Palusci, azienda ben nota a tutti gli appassionati di vino naturale. Spazio poi al Trebbiano Charisma, sempre di Lunaria, insieme al Pecorino Becco Reale dell’azienda Vignamadre, emanazione della nota cantina Agriverde di Giannicola Di Carlo, uno dei pionieri del movimento bio in Abruzzo”.
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“Non poteva mancare il Cerasuolo d’Abruzzo, simbolo della nostra regione”, ha continuato Santini, “in assaggio il Capo le Vigne, sempre di Vignamadre e il Manus Plere di Tenuta Arabona, bella realtà biologica di Manoppello in continua crescita. Per chiudere spazio ai rossi. Dapprima con la provocazione del bag-in-box Black Max, fatto da Massimiliano D’Addario, alias Marina Palusci, per dimostrare che anche in questo “formato in scatola” si posso fare bei vini bio. Poi un Montepulciano giovane della linea Vola Volè sempre di Lunaria e per ultimo Luì, un Montepulciano di grande struttura e carattere, prodotto della teramana Terraviva, uno dei nomi di riferimento per quel che riguarda i vini naturali in regione, con la sua capacità, rara, di coniugare spontaneità espressiva e naturalità con precisione esecutiva”.
Pronti per la seconda tappa di Gironi divini? Ci vediamo lunedì a Magliano de’ Marsi per “Mille bolle blu: ma anche in Abruzzo sanno fare gli spumanti?”.
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