Avezzano. Cambiare il mondo attraverso le parole. In molti ci hanno provato, in pochi ci sono riusciti. “I grandi discorsi che hanno cambiato la storia”, libro scritto da Michele Fina, avezzanese di nascita e romano di adozione, e Gianluca Lioni, pone l’accento su come un discorso, carismatico, dinamico e coinvolgente, possa cambiare il corso degli eventi. Non i discorsi più belli in assoluto, dunque, ma quelli più importanti e decisivi e in grado di influenzare le grandi masse. A parlarcene è lo stesso Fina. Buona lettura.
1 – “I grandi discorsi che hanno cambiato la storia”: vuole illustrare ai lettori di Marsicalive questo suo lavoro?
I discorsi riportati tra le pagine di questo libro sono stati pronunciati in vari frangenti e in epoche diverse. Quest’opera parte dal 2000 a.C. e, quindi, tiene in considerazione 4000 anni di storia che hanno visto alternarsi numerosi eventi e grandi leader politici, religiosi e culturali. E sono questi ultimi, infatti, i protagonisti del libro, proprio perché autori di frasi rivoluzionarie. Tra i miei preferiti, almeno attualmente, vi è quello che l’Imperatore Claudio pronunciò nel Senato romano in merito alla possibilità di integrare i Galli al suo interno. Un discorso significativo, simbolico, e teso a dimostrare come la grandezza dell’Impero Romano risiedesse proprio nella capacità di trasformare le semplici vittorie di guerra in possibilità di allargare la società romana a nuove culture. Si rivolse alle famiglie antiche e nobili che sostenevano come Roma non dovesse contaminare la propria purezza con la civiltà barbara, ricordandogli come anche le loro origini fossero da ricondurre a guerre e vicende analoghe. A distanza di 2000 anni, possiamo vedere come sia anche molto attuale.
2 – Quali difficoltà avete incontrato nel selezionare quelli che, secondo voi, sono i discorsi più interessanti?
Più che di difficoltà, parlerei di limiti. Abbiamo voluto evitare di creare barriere e confini geografici, ideologici e cronologici. Siamo partiti dal 2000 a.C. per agganciare diverse culture e fasi storiche. Gesù, Francesco di Assisi, Martin Lutero, Galileo Galilei, Napoleone Bonaparte, Garibaldi, Abramo Lincoln, Albert Einstein, Winston Churchill, Fidel Castro, Giovanni XXIII, Neil Armstrong, Enrico Berlinguer, Giovanni Paolo II, sono solo alcuni oratori che abbiamo citato. Non pretendiamo di aver fatto un lavoro da storiografi né da linguisti, ma è stata una bella soddisfazione.
3 –La scelta di selezionare alcune personalità (con i relativi discorsi) è stata dettata da una loro esposizione mass-mediatica? Oppure vi è un filo conduttore che li accomuna?
Devo precisare che noi non abbiamo raccolto i 100 discorsi più belli della storia. Quello sarebbe stato un lavoro troppo soggettivo e diverso da ciò che avevamo in mente. Rimettendoci al più alto grado di obiettività abbiamo scelto quelli che hanno avuto un’incidenza nella storia. Ma, perché questo possa accadere, devono coniugare tre aspetti: cosa si dice, chi lo dice, quando e dove lo dice. Perché un discorso possa cambiare il corso degli eventi, è necessario che tutti e tre questi elementi coincidano perfettamente. Il suo impatto deve essere visto nell’immediato, certamente, ma anche in prospettiva, e quelli riportati tra queste pagine godono delle sopra citate circostanze.
4 – Quali sono, secondo lei, i migliori oratori contemporanei?
In virtù di quanto detto sopra, è difficile prevedere quali siano, attualmente, gli “speaker” in grado di cambiare il mondo con le loro parole. Obama, ad esempio, senza dubbio è un gran comunicatore e un gran studioso del discorso e della comunicazione pubblica. Inserire discorsi relativamente recenti è, però, una forzatura in quanto non sappiamo se effettivamente cambieranno il mondo. In prospettiva, però, il discorso di insediamento di Trump è uno di quelli che potrà cambiare la storia. Vedremo se in modo positivo o negativo.
5 – Possiamo affermare che uno degli scopi del libro è quello di rivendicare l’importanza delle parole, troppo spesso relegate in secondo piano rispetto ai “fatti”?
Assolutamente si. Le parole sono quasi sempre fatti. Sono il distillato di una storia personale e collettiva. Si arriva in un preciso momento in cui chi ascolta, decide se il discorso in corso potrà o meno cambiare la storia. E’ l’impatto può gelare o entusiasmare la folla. Il famoso discorso di Churchill in cui promette “lacrime e sangue” ne è l’esempio. E’ un discorso crudo, di quelli che la gente non vorrebbe mai sentirsi dire ma che, però, sa essere vero. Allora si fa guidare dalla verità di un discorso. Ecco l’impatto.
Federico Falcone