Tagliacozzo. Giornata Fatale è il romanzo di debutto di Domenico Colasante, storico con numerose pubblicazioni all’attivo, che con questo volume ha voluto approfondire la storia della celebre battaglia di Tagliacozzo.
Il libro è uscito da pochi mesi, ma si è imposto subito come un’importante opera di divulgazione di quella “giornata fatale”, da cui prende il titolo, che in pochi conoscono nel dettaglio. Grazie al volume di Colasante la battaglia che cambiò le sorti d’Europa è finalmente alla portata di tutti, sia degli appassionati di storia che di semplici curiosi. Mettiamo però subito in chiaro una cosa: il libro, più che un romanzo, è scritto a mo’ di diario, grazie al quale il lettore può immergersi nella cronistoria completa e dettagliata del celebre evento storico.
Il fatto che non ci sia il racconto tipico del romanzo non lo rende meno avvincente, anzi, ci si appassiona ai personaggi e agli avvenimenti, come se si vivessero in prima persona, facendoci vivere da posizione privilegiata tutti i retroscena di una delle battaglie più importanti della storia. Grazie al libro è finalmente possibile conoscere nel dettaglio gli scenari e gli equilibri politici dell’epoca che portarono alla battaglia di Tagliacozzo. Colasante, raffinato storico, grazie alla sua scrittura coinvolgente e ricca di forbiti e suggestivi termini medievali, ci fa vivere momenti emozionanti del prima e del dopo la battaglia, di come si preparava il campo, ma anche le gesta dei cavalieri e i loro amori, narrati dai cantastorie e finiti nei poemi più famosi dell’epoca.
Il libro, a mio avviso, è una pietra miliare sulla celebre battaglia di Tagliacozzo, indispensabile per comprendere un evento di cui, ancora troppi abruzzesi e marsicani, purtroppo ne ignorano ancora i dettagli. Il volume, pertanto, entra di diritto tra i migliori sulla storia della nostra terra, immancabile sulla libreria di storici e cultori, ma anche degli appassionati.
Di seguito la sinossi del libro: nei piani Palentini presso il lago Fucino in Abruzzo si fronteggiano due grandi eserciti, quello italo-svevo guidato da Corradino di Svevia, che tenta di riconquistare il regno di Sicilia, e quello francese di Carlo D’Angiò che l’ha occupato militarmente con l’avallo politico della Chiesa. Da quel tragico evento sono trascorsi dieci anni allorché dal suo triste esilio di Praga il notaio abruzzese Pietro da Prezza, vicecancelliere e fedele consigliere di Corradino, decide di attingere al suo diario per narrare in prima persona fatti, antefatti e conseguenze di quella giornata fatale in cui si decide la fine del dominio svevo in Italia. Pur se filtrato dalla finzione del romanzo storico ne sortisce un emozionante affresco dell’Italia della metà del XIII secolo, dei suoi paesaggi, delle città attraversate come Verona, Pavia, Pisa, Siena, Roma e Napoli, ma anche della cruenta guerra civile fra guelfi e ghibellini in cui sono coinvolti uomini, città e istituzioni.