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GIAMPAOLO GIORDANA, CLASSE V B, SCUOLA VIVENZA GIOVANNI XXIII DI AVEZZANO

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
11 Dicembre 2014
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Era una giornata come tante. Nelle terre del Fucino, in un campo di grano, il vento faceva suoi sudditi le poche spighe rimaste, che inclinava ai suoi piedi. Sulle stradine ai lati dei campi, la brecciolina si alzava a grandi nuvole. I campi di grano, con le stoppie gialle e bruciate, spezzavano la vista dei campi con le verdure invernali. Le vesti sgualcite dei braccianti, svolazzavano nel vento, mentre lavoravano. Solo il rombo dei trattori rompeva il fischiare continuo dell’aria, che era diventato perseguitante. L’odore dei cavoli appena tagliati penetrava nelle narici. Qualche centenario albero ai lati delle stradine, fissava con sguardo fermo e severo i campi sotto di lui. Maria e Giuseppe lavoravano fianco a fianco. Il sole era già andato a dormire da un pezzo quando era tardo pomeriggio. Giuseppe e Maria erano molto stanchi; avevano lavorato un’intera giornata! I loro abiti erano sporchi, e le loro mani erano più sporche dei vestiti. Il viso di Maria era sporco di terra, ma questo non impediva di vedere tutta la sua luminosità. Fu proprio quella sera che, al freddo e al gelo…a Maria nacque il suo bambino. Ma un bambino speciale, quel bambino che avrebbe dovuto salvare il mondo. Era nato in una baracca malridotta, senza finestre, qualche cianfrusaglia in giro sui ripiani tarlati, su un terreno che sembrava abbandonato. Attrezzi da lavoro arrugginiti erano ammucchiati, e anche dimenticati in un angolo. C’era un po’di paglia, dove Maria appoggiò il suo bambino, Gesù. I contadini andarono a trovarlo piuttosto imbarazzati: non avrebbero mai immaginato che c’era un bambino così povero, senza neanche una coperta per scaldarsi! Chi aveva racimolato un po’ di pane in casa, oppure qualche frutto dei loro alberi, se ne stava rannicchiato in un’angolino, con gli occhi lucidi, vergognandosi. Pensavano: Io sono un contadino, ho tanti problemi, tra la crisi, e il lavoro che posso perdere da un giorno all’altro, una famiglia che deve mangiare; mi servirebbe proprio un po’ d’aiuto. Ma proprio a chi ha più bisogno di me, io mi presento con un pezzo di pane!?». Poi, facendosi coraggio, entravano da quel bambino. Un bracciante disse: «Gesù, io sono povero, con le giornate che mi pagano, non arrivo alla fine del mese. Non ti ho potuto portare niente, però sono venuto a trovarti!». Fuori, a lavorare, degli stranieri non volevano entrare, perché non erano credenti. Ogni tanto lo guardavano da lontano, con gli occhi lucidi. Il loro sguardo esprimeva paura, bisogno d’aiuto. Anche loro, piano piano, si avvicinarono, lasciando cadere gli attrezzi da lavoro. Si fece subito sera, poi subito notte. Fu una notte gelida, ma le stelle erano le uniche a riscaldare Gesù. Il giorno dopo andarono da Gesù tantissime persone. Una donnina era andata da Gesù col cuore in mano, la luce negli occhi era in lacrime, la voce interrotta da singhiozzi e rauca, ma disse: «Gesù, ti ho portato solo una copertina di lana: nella mia famiglia nessuno lavora, abbiamo fame, nient’altro!». Per tutti il messaggio di Gesù era chiaro: «Abbiate coraggio, affrontate la vita, non perdetevi nei problemi!». Giampaolo Giordana, classe V B, scuola Vivenza Giovanni XXIII di Avezzano. 

Giampaolo Giordana, classe V B, scuola Vivenza Giovanni XXIII di Avezzano

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