Il Governo sta ancora lavorando per definire nei dettagli la prossima riforma fiscale; le due principali novità – accantonare i valori patrimoniali per gli immobili e rimuovere la doppia aliquota IRPEF – sembrano aver messo d’accordo anche le parti politiche più distanti; ciò nonostante, l’approvazione della riforma (in programma il 9 maggio scorso, come riporta un articolo de Il Corriere della Sera) è slittata a causa delle nuove tensioni che hanno segnato la maggioranza di Governo. Ad ogni modo, l’intesa sul testo delega è rimandata al mese prossimo; la nuova calendarizzazione per l’approdo del testo alla Camera dei Deputati è stata fissata per il 20 giugno prossimo. Le prossime tre settimane saranno quindi decisive per concludere l’esame da parte della Commissione Bilancio di Montecitorio e concludere il tortuoso iter parlamentare della riforma.
Come cambia il Catasto con la riforma
Come già accennato, uno degli snodi cruciali per l’avanzamento dei lavori è stato – a quanto pare – l’emendamento, all’interno del testo, di qualsiasi riferimento ai valori patrimoniali degli immobili. L’accordo annunciato agli inizi di maggio si fondava su l’accoglimento delle richieste avanzate dagli esponenti del centrodestra; in realtà, come riporta pmi.it, l’intesa deve essere ancora perfezionata, in virtù di possibili obiezioni che potrebbero arrivare da altre forze politiche.
Il pomo della discordia, in relazione alla riforma del Catasto, era rappresentato dalla proposta di attribuire agli immobili un valore patrimoniale tarato su quello di mercato. La più recente versione della riforma, invece, non include tale novità; di conseguenza, non verranno modificate le disposizioni normative, attualmente in vigore, che determinano il calcolo della rendita catastale. Questa, infatti, costituisce il valore di base per la determinazione di imposte e tributi sugli immobili; come spiega il sito dell’Agenzia delle Entrate, “per le unità immobiliari appartenenti alle categorie dei gruppi A, B e C, la rendita catastale è determinata moltiplicando la consistenza per la tariffa unitaria specifica per Comune, zona censuaria e corrispondente alla categoria e classe”. Il valore della rendita catastale può essere desunto mediante visura catastale, una procedura effettuabile tramite il tool dedicato presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate oppure attraverso portali specializzati come Ivisura.it.
La modifica del “sistema duale”
Altro punto cardine della riforma fiscale è la sostanziale modifica del “sistema duale” IRPEF per cui si applica una tassazione progressiva sui redditi e una proporzionale al patrimonio. Al momento, infatti, vengono applicate aliquote variabili, che oscillano tra il 10% ed il 26%; la riforma fiscale avrebbe come obiettivo quello di snellire questo sistema, introducendo inizialmente due sole aliquote, in vista di un più ampio processo di armonizzazione della tassazione.
Le altre proposte contenute nella riforma
La nuova riforma fiscale non riguarderà soltanto il Catasto e le aliquote IRPEF; sul tavolo ci sono altri provvedimenti non meno significativi e sui quali le forze politiche dovranno cercare e trovare un’intesa a stretto giro di posta.
La legge delega, infatti, potrebbe implementare una graduale uscita dal regime forfettario, con la possibilità di godere di un periodo ‘cuscinetto’ di due anni (portando il tetto massimo di fatturato da 65.000 a 85.000 euro). Di conseguenza, sarebbe prevista l’introduzione di una flat tax al 15% per le partite IVA con introiti inferiori a 65.000 euro l’anno; vi è, inoltre, l’ipotesi di introdurre un’aliquota del 20% per i redditi inferiori a 80.000 euro.
In aggiunta, dovranno essere vagliate nuove proposte di cashback fiscale, dando priorità alle spese sociosanitarie; l’iniziativa dovrebbe riguardare beni e servizi per i quali è prevista una detrazione IRPEF, a patto di effettuare pagamenti elettronici. Infine, la riforma prevede anche la graduale estinzione dell’IRAP e l’eliminazione della ritenuta d’acconto