Avezzano. Il “cosa sarebbe successo se…” è un pensiero presente e spesso ricorrente nel corso della nostra vita. Un’equazione alla quale, con altrettanta frequenza, non c’è risposta o soluzione. Le vita scorre, gli avvenimenti accadono e ciò che è stato non si può cambiare. Purtroppo o per fortuna. Punti di vista.
Le cosiddette “slinging doors” sono al centro dello spettacolo “Il rigore che non c’era”, con protagonista Federico Buffa, andato in scena questo venerdì al teatro dei Marsi nell’ambito della stagione di prosa. Il destino, si sa, è artefice di trame complesse, non sempre facili da comprendere e non sempre condivisibili o, meglio ancora, prevedibili.
Buffa lo sa bene e, attraverso le storie di alcuni tra i protagonisti più entusiasmanti e iconici dello sport, ci proietta dentro un vortice di corsi e ricorsi storici, di vicende realmente accadute che avrebbero potuto non verificarsi mai a condizione che… . Il più classico dei “cosa sarebbe successo se”, appunto.
Garrincha e il suo Brasile tutto passione e spettacolo, Comunardo Nicolai, principe indiscusso e mal celebrato degli autogol, El Loco Houseman, ala destra argentina tragicamente innamorata di una vita fatta di bagordi e alcolismo. Ma, come di consueto, lo sport fa spesso da sfondo a dinamiche sociali più complesse e articolate. Ecco, dunque, che viene citata la rivoluzione rock affidata a “Sgt. Peppers” dei Beatles, ma anche la rivoluzione sociale di Nelson Mandela e della nazionale sudafricana di rugby, capaci di salire sul tetto del mondo nel delicato periodo dell’apartheid. E poi Francisco Pizarro, conquistadores spagnolo attratto dall’oro inca e che per esso ha distrutto e flagellato una terra meravigliosa, oltre ad altre vicende umane tutte legate dal destino che ha scelto di renderle eterne.
Uno spettacolo in cui il giornalista meneghino la fa da mattatore, coadiuvato in scena da Marco Caronna e Alessandro Nidi, straordinarie spalle in una scenografia piuttosto scarna, resa un po’ più sterile da uno sfondo statico (giusto un paio di cambi) e da un contributo musicale solo a tratti realmente coinvolgente ed emozionante. Buffa lo conosciamo bene, la sua capacità di calamitare attenzione è quasi un unicum in Italia, esattamente come la sua conoscenza approfondita degli argomenti trattati, frutto di studi, ricerche ma soprattutto passione.
All’esito di quelle che sono state due ore decisamente suggestive e godibili resta anche un’altra importante considerazione. Non si può e non si deve limitare il raggio d’azione dello sport al comparto agonistico. I possibili suoi risvolti sono dirompenti e lo travalicano, come la stessa soirée del Teatro dei Marsi ci ha saputo raccontare.