#Cop21, un punto di svolta? Tante indicazioni, molte proposte, ma solo il tempo dirà se parte degli intenti della conferenza internazionale sui cambiamenti climatici troverà realmente applicazione concreta nella vita di tutti i giorni. Come è andata a Parigi? Cerchiamo di capirlo insieme. L’ecologia come da definizione è quella scienza che studia le interazioni tra gli organismi e il loro ambiente. Spesso il significato proprio del termine viene confuso, ma l’ecologia, come scienza, ci spiega che le risorse naturali e gli organismi viventi, compongono gli ecosistemi che sostengono le funzioni a supporto della vita. Ovviamente, se queste funzioni naturali vengono compromesse, ne vanno a risentire non solo gli ecosistemi, ma anche la sopravvivenza dell’umanità.
Come se non bastasse a comprometterle è proprio l’abuso delle risorse, tante le volte non rinnovabili, da parte dell’uomo. Lo sviluppo tecnologico non sempre è stato accompagnato da una consapevolezza sul giusto utilizzo delle risorse. Spesso, specie in anni “bui” come dal 1960 in poi, il livello di inquinamento ha raggiunto misure molto elevate, tanto da far temere che procedendo di questo passo si sarebbe arrivati, nel giro di qualche decade, a un punto di non ritorno. A tale scopo, nel tempo, sono state prese iniziative a sostegno della tutela del nostro pianeta, a partire dal 1972, ma la situazione non sembra migliorata. Neanche il protocollo di Kyoto sembra aver sortito particolari effetti. Stiamo parlando del primo vero accordo internazionale volto a contrastare il riscaldamento climatico, fenomeno ambientale mai messo in dubbio dalla scienza e di cui è assolutamente chiara e comprovata la responsabilità umana.
Il trattato, di natura volontaria come ricorda Reteclima.it, è stato sottoscritto l’11 dicembre 1997 durante la Conferenza delle parti di Kyoto (la #Cop3) ma è entrato in vigore solo il 16 febbraio 2005 grazie dalla ratifica del Protocollo da parte della Russia. Arriviamo così a Parigi, dove i rappresentanti di 190 Paesi si sono riuniti nel vertice organizzato dall’Onu con un obiettivo: limitare l’escalation delle emissioni. L’accordo, come spiegato su Wired.it, prevede un obiettivo davvero molto ambizioso: contenere l’aumento della temperatura globale del pianeta ben al di sotto dei 2°C, perseguendo idealmente il target di +1,5°C. Promotori di quest’obiettivo sono stati i rappresentanti delle piccole isole e degli altri stati più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, per i quali quel mezzo grado può fare la differenza tra la vita e la morte. Come ogni potenza mondiale si cimenta a trovare rimedi a quella che sembrerebbe “la fine del mondo”, ogni cittadino fa, o almeno dovrebbe fare la sua parte, partecipando a iniziative organizzate come la costruzione di impianti che sfruttano energie rinnovabili, ad esempio impianti eolici o fotovoltaici, o alla cosiddetta raccolta differenziata, che ci porta al riciclo di materiali riutilizzabili, che così non andranno a inquinare.
Anche nel nostro territorio, la Marsica, l’idea dell’eolico, ad esempio, è andata via via diffondendosi da comune a comune: i paesi di Cerchio, Collarmele e Pescina hanno installato impianti in grado di produrre energia assolutamente pulita e rinnovabile, dalla quale ogni anno deriva un introito stimato di circa 400.000 euro, permettendo così ai comuni di garantire i servizi essenziali e di realizzare opere pubbliche. Lo stesso vale per gli impianti fotovoltaici, anche più diffusi di quelli eolici. Il più grande, ad esempio, a Scurcola Marsicana. Una serie di installazioni che comunque non è esente da riserve da parte degli ambientalisti i quali ne criticano l’impatto ambientale.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, ormai presente quasi ovunque, la situazione è molto migliorata dal 2012, anno in cui i primi Comuni della Marsica hanno aderito. L’obiettivo resta quello di raggiungere il 65% di raccolta differenziata annuale, una quota che solo alcune amministrazioni locali possono vantare.
In una città come Avezzano, attraversata da una pista ciclabile di nuova generazione, l’uso delle due ruote andrebbe incentivato con iniziative mirate sia da parte del Comune sia da parte di associazioni. L’obiettivo è spingere quanta più gente possibile a sfruttare la mobilità sostenibile.
Stefania Giancarli*
**articolo tratto dal giornalino del Liceo Scientifico Vitruvio Pollione