Avezzano. Due giorni su una barella e poi il decesso, scatta l’inchiesta sulla morte di un 75enne dopo la denuncia del figlio.
La Procura di Avezzano ha aperto un’inchiesta sulla morte di una 75enne, deceduta quindici giorni dopo essere rimasta per 48 ore su una barella nel Pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano.
Il fascicolo è scattato a seguito della denuncia presentata dal figlio, che chiede chiarezza sulle condizioni e le tempistiche dell’assistenza ricevuta.
“Mia madre è morta per negligenza ospedaliera e sono certo che la giustizia, in cui come sempre
confido, farà luce su quanto realmente accaduto nelle ultime 24ore di vita di mia madre. Andrò avanti senza paura e con il solo scopo di giungere alla verità sul decesso di una donna che stava bene fino al giorno prima della sua inspiegabile e inaccettabile morte”. La denuncia arriva dal giornalista Francesco Capozza, commentando
l’apertura di un’inchiesta sul decesso della madre 75enne, avvenuto lo scorso giugno all’ospedale di Avezzano dopo diverse ore in barella.
Un procedimento nato proprio da un esposto dell’uomo che accusa il nosocomio abruzzese di malasanità.
“Per il momento”, spiega Capozza, “abbiamo avuto accesso alla cartella clinica di mia madre relativamente alla sua degenza in pronto soccorso ad Avezzano – che non è durata 36 ore come asserisce il primario di Geriatria del nosocomio, ma ben 72 – e a quella inerente alla degenza ospedaliera presso il reparto geriatrico dell’ospedale SS Filippo e Nicola.
Già in questa documentazione abbiamo riscontrato diverse anomalie. Saranno il medico legale che abbiamo nominato e i periti che il pm a sua volta incaricherà a far luce sulle evidenti e incontrovertibili discrepanze tra quanto asserito dal primario, che ho denunciato personalmente per il suo operato e per le successive mendaci
dichiarazioni, e la realtà dei fatti”.
Capozza spiega che andrà “avanti senza paura e con il solo scopo di giungere alla verità sul decesso di una donna che stava bene fino al giorno prima della sua inspiegabile e inaccettabile morte”. “Questa battaglia giudiziaria – conclude – non la devo solo a mia madre, ma alle tantissime persone che, come lei, sono vittime di malasanità. In Abruzzo la situazione della sanità è drammatica e se questa battaglia personale che sto conducendo a testa alta potrà risvegliare le coscienze di quanti, anche a livello di vertice politico regionale, asseriscono il contrario, sono certo che avrò fatto la cosa giusta”.
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