Tagliacozzo. Giornata ricca di appuntamenti per il Tagliacozzo in film. Alle 18, a Palazzo Ducale, verrà proiettato il film “1001 Irans”, mentre alle 21.15, nella piazzetta Tre Molini, sarà la volta di “Una separazione”. 1001 Irans di Firouzeh Khosrovani 1001 immagini che l’occidente ha dell’Iran è il frutto delle notizie che diffondono i mass media internazionali, o del cinema iraniano: entrambi hanno contribuito ai luoghi comuni più ricorrenti. Se la Persia millenaria era lo scenario da mille e una notte con i tappeti volanti, i fasti imperiali, la parola Iran ormai è associata al nero dei chador, l’islam politicizzato, agli ayatollah, al governo teocratico, le scuole coraniche e la bomba atomica. Mille e un Iran, cerca di avvicinarsi all’Iran contemporaneo, un paese complesso di settanta milioni d’abitanti, con un profondo divario tra la società e la classe dirigente, che non rappresenta il comune sentire. Una realtà non riassumibile in visioni schematiche, parziali e monolitiche. Una separazione di Asghar Farhadi Nader e Simin hanno ottenuto il visto per lasciare l’Iran ma Nader si rifiuta di partire e lasciare il padre affetto da Alzheimer. Simin intende chiedere il divorzio per partire lo stesso con la figlia Termeh e, nel frattempo, torna a vivere da sua madre. Nader deve assumere una giovane donna, Razieh, che possa prendersi cura del padre mentre lui lavora, ma non sa che la donna, molto religiosa, non solo è incinta ma sta anche lavorando senza il permesso del marito. Ben presto Nader si troverà coinvolto in una rete di bugie, manipolazioni e confronti, mentre la sua separazione va avanti e sua figlia deve scegliere da che parte stare e quale futuro avere… Una separazione è un film universale perché, sebbene profondamente calato nella realtà iraniana, parla per certi versi – per molti versi – anche del nostro paese, di noi. In un intreccio di questioni umane e sociali, private e comuni spiate da un buco della serratura neorealista. La sensazione di solitudine qui è fortissima, insita nel concetto stesso di “separazione”, che vede persone vicine non più in grado di ascoltarsi, di comunicare. Solitudine ancora più drammatica e angosciante perché avvolge l’individuo immobilizzato nella rete delle istituzioni da un lato e della religione dall’altro, in una società dove un senso antico di comunità, solidarietà familiare, di quartiere, ecc. non pare sufficiente a non far sentire l’individuo, persino una ragazzina, nelle sue scelte, completamente abbandonata a se stessa. Sola.