Ovindoli. Don Elvis, don Antonio Petrescu, rompe il silenzio e spiega le motivazioni che lo vedono al centro di continue polemiche parlando di persecuzioni per screditare la sua persona e il suo operato. Non ci sta il parroco di Ovindoli a passare per un sacerdote che abbandona la parrocchia, anche se ufficialmente già trasferito e assegnato a un’altra sede dal vescovo dei Marsi Pietro Santoro. Alle proteste di alcuni fedeli che nei giorni scorsi hanno lamentato il fatto di essersi ritrovati improvvisamente senza messa vespertina, nei giorni feriali, replica sostenendo che si sarebbe assentato a causa di un lutto in famiglia e di aver, oltretutto, avvisato i parrocchiani della sua assenza, che sarebbe quindi forzata. Riguardo alle accuse di aver chiesto con un messaggio whatsapp una parte dei fondi dei lavori continua a spiegare che lo scopo era quello di fare ulteriori lavori per la chiesa, come aveva più volte affermato pubblicamente. “Giovanni Paolo II”, spiega, “dopo la riabilitazione dovuta all’attentato, andò a trovare in carcere chi lo voleva morto, grande esempio di fede che vale più di mille preghiere. Sono dieci anni che sono sacerdote, ma non mi era mai successo di essere così attaccato e malvoluto, da parte di pochi fortunatamente, che con stile e arte hanno studiato a tavolino le loro mosse per screditare la mia persona e il mio operato. Io” continua, “sono un semplice parroco, peccatore, cosciente dei suoi limiti, che cerca di vivere in pace con tutti, senza distinzioni di persona. Ho perdonato e affidato alla misericordia di Dio chi non mi ha capito e mi ha fatto tanto male. Ora, indipendentemente da come si metteranno le cose, vorrei dirvi e assicurarvi che la cosa più bella che porterò nel cuore per tutta la vita sarà la vostra spontanea mobilitazione in chiesa e fuori con la raccolta di firme, messe anche in discussione da qualcuno”.