Massa d’Albe. “Quando scatti foto di questo tipo riesci comunque a distaccarti dai tuoi soggetti oppure metti te stessa dentro le immagini?”. La risposta è chiara: “C’è tanto di me in queste foto. C’è la storia della mia famiglia, la casa dei miei nonni. C’è la solitudine di nonno quando si è ritrovato senza mia nonna e la sua casa, quando ne è uscito per essere ricoverato in ospedale per via del covid e in cui non ha più fatto rientro. Che è rimasta lì, immobile, con le ultime cose che aveva lasciato”.
Camilla Cattabriga è una fotografa bolognese. È arrivata a Forme, il borgo di Massa d’Albe, da qualche giorno. Nella piazzetta nel cuore del paese, che ospita la seconda edizione del Festival Garofano Rosso, ha allestito una mostra fotografica che in realtà ne racchiude tre. Tre diversi progetti, che raccontano tanto di lei, della sua passione per la fotografia, delle sue frustrazioni professionali davanti alla censura dei social e la sua denuncia di realtà troppo spesso incastrate in retaggi culturali che ne fanno dei tabù.
Le sue foto parlano di disabilità, di sessualità, di masturbazione, alcune sono venute alla luce con la collaborazione del giornalista Massimo Olivieri.
Due occhi grandi pieni di aspettative e di luce, che raccontano con competenza, spaccati di vita non comuni. Che in realtà fanno parte della vita di tutti ma che rimangono quasi sempre “cose da mettere da parte” per non essere elaborate. Perché il lutto fa troppo male, il dolore è meglio cacciarlo via lontano e i problemi fisici è sempre più facile tenerli in una sfera a sé, lontano dalla nostra.
Ed ecco che tra un garofano rosso e un altro che arrivano le sue foto, esposte in quella che una volta era una piccola stalla, che fissano per sempre tempo e realtà.
L’INTERVISTA