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Coronavirus, quale impatto sulla nostra economia? Risponde Valerio Dell’Olio, presidente dell’ordine dei commercialisti della Marsica

Francesca Trinchini di Francesca Trinchini
5 Marzo 2020
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Avezzano. Quale sarà l’impatto del Coronavirus sulla nostra economia? Per rispondere a questa e altre domande, è intervenuto nel dibattito anche Valerio Dell’Olio, presidente dell’ordine dei dottori commercialisti di Avezzano e della Marsica.

In questi giorni non si fa altro che parlare dell’impatto economico che il Coronavirus sta provocando in Italia nella cosiddetta “zona rossa”. Tale situazione di criticità interesserà anche l’Abruzzo e la Marsica?

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L’emergenza sanitaria sta producendo e produrrà pesanti conseguenze sulle attività economiche di tutte le imprese in Italia, Marsica e Abruzzo compresi. In un’economia globale fortemente interconnessa, il contagio economico è ancora più rapido di quello sanitario e, qualora questo dovesse ampliarsi diffusamente in tutte le regioni del nord e perdurasse qualche mese, il rischio che una gran parte dell’economia nazionale si fermi non è solo probabile, ma rappresenta una certezza. Si consideri che nelle regioni settentrionali facenti parte della cosiddetta “zona rossa”, nonché in quelle limitrofe (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria), viene prodotto circa la metà del prodotto interno lordo nazionale che porterà nel 2020, secondo alcune stime, a un calo che potrebbe arrivare fino al 3%, un vero e proprio tracollo. Appare evidente che le nostre imprese sono interdipendenti con le altre regioni del sud e con quelle del nord, e infatti la crisi già si sta avvertendo in maniera pesante nella nostra Regione e il futuro prossimo appare alquanto incerto.

In questi giorni il governo ha messo in atto già alcune misure. Come giudica questi interventi?

Mi sento di poter dire che è necessario mettere a punto misure urgenti, ma anche strutturali, e cioè che diano alle imprese la possibilità di programmare e che comunque interessino tutte le realtà economiche, in tutte le regioni del paese. Di certo sono da scongiurare, in quanto non efficaci né risolutivi, interventi a “macchia di leopardo”. Si deve tener conto, inoltre, che l’emergenza si è verificata in un momento in cui la produzione interna aveva già dato segnali inequivocabili di rallentamento e già si paventava il rischio di recessione; per questo si avverte la necessità di mettere in campo interventi non rinviabili, che assicurino un adeguato sostegno alle imprese che il governo aveva già preannunciato di voler varare.

Quali sono le aziende che sono maggiormente penalizzate dalla situazione attuale anche nella nostra regione?

Tranne alcune rarissime eccezioni, tutta l’economia regionale sta soffrendo. Da questa situazione stanno avendo un impatto negativo più in particolare alcuni settori, come quello della cultura, del turismo, dei trasporti, della ristorazione, dei servizi alla persona e di filiera più in generale; ripercussioni negative, poi, si stanno già verificando per le aziende vocate all’export (settore tessile e agro-alimentare in primis), dove il marchio “Made in Italy” potrebbe subire un danno di immagine al momento non quantificabile. Per quanto riguarda la Marsica, è un dato di fatto che in questi giorni alcune imprese agricole locali hanno già previsto un drastico calo degli ordinativi da parte delle imprese del nord (che tipicamente effettuano la lavorazione o la distribuzione dei prodotti) e dall’estero, relativi alle prossime produzioni che verranno messe a coltura dalla prossima primavera. In queste condizioni, programmare e investire non sarà semplice in un settore dove le imprese del Fucino rappresentano il 25 per cento della produzione abruzzese, con 450 milioni di euro di PIL e circa 15mila occupati diretti e nell’indotto; a questo settore poi è fortemente connesso ad esempio quello dell’autotrasporto e altri comparti di filiera, tutti costituiti da imprese di piccole e medie dimensioni, che dovranno fare i conti con un futuro altrettanto incerto.

In questi giorni il governo sta lavorando su nuovi interventi. Quali secondo lei potrebbero essere auspicabili?

Siamo in attesa di conoscere il contenuto di un nuovo decreto in materia economica già preannunciato. Vogliamo augurarci, oltre al rientro dell’allarme sanitario, che il governo adotti con il coraggio richiesto dalla straordinarietà della situazione, misure forti e decise per il sostegno del paese, al di là dei vincoli imposti dall’Unione Europea e che non si limiti a meri interventi del tipo “rinvio dei termini”, “sospensione delle imposte” o “interventi equipollenti”, che non sarebbero idonei da soli a produrre risultati apprezzabili in grado di rimettere davvero in moto l’economia. Come sottolineato dalla maggior parte delle associazioni di categoria ci vuole uno vero e proprio shock sull’economia; tra gli interventi da mettere in campo, già ampiamente dibattuti, direi una spinta selettiva sulla domanda da parte dello Stato (con priorità alle infrastrutture e la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio immobiliare), una riduzione della tassazione sulle imprese e sul costo lavoro e politiche che consentano alle piccole imprese di poter accedere al credito con minore rigidità e che consenta loro di superare questa fase di transizione. Poi c’è un tema che la nostra professione ha molto a cuore e per il quale spesso non siamo ascoltati: la semplificazione degli adempimenti fiscali. Uno snellimento e una riduzione di alcuni adempimenti sarebbe fondamentale in questo momento in cui le imprese ed i professionisti sono impegnati e vogliono dedicarsi a pieno a risolvere ben altri problemi. Mi preme sottolineare infine che i dottori commercialisti, come sempre, saranno al fianco delle aziende soprattutto nei momenti difficili come questo per dare il loro contributo di competenze per affrontare con fiducia importanti cambiamenti e i nuovi scenari che sono già alle porte.

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