Un’azienda made in Marsica che equivale a un punto di riferimento riconosciuto in tutta Italia come simbolo di qualità e di innovazione nel settore della metalmeccanica. Stiamo parlando del mondo Kromoss che ha dovuto chiudere le porte in seguito alla diffusione del Coronavirus. Abbiamo chiesto a Federico Piccone, uno dei figli dello storico fondatore Ermanno e amministratore dell’azienda come il lockdown abbia modificato lo stato attuale dell’attività.
Come ha risposto la Kromoss alla diffusione del Covid-19?
La Kromoss era ferma già prima che il decreto portasse alla chiusura obbligatoria di tutte le attività produttive. La decisione di effettuare una breve pausa era stata presa in seguito alla presenza di un mercato che si stava soffocando e alla pubblicazione del protocollo di sicurezza secondo il quale volevamo riadeguare l’intera produzione. Prima ancora dell’emanazione delle direttive ufficiali, la maggior parte delle norme avevamo deciso di applicarle autonomamente. Il nostro obiettivo era quello di non stoppare il lavoro a causa del Coronavirus ma continuare a produrre nel totale rispetto delle disposizioni. Ciò, come è facilmente intuibile, non è stato possibile. Spero che presto qualche attività riesca a ripartire, naturalmente rispettando i dovuti accorgimenti e la adeguata sicurezza. D’altronde il nostro ambito, quello metalmeccanico, garantisce zone di lavoro arieggiate, spazi larghi e persone che possono svolgere i propri compiti sempre a distanza l’una dall’altra.
Naturalmente vivo questo momento come un disagio ma ho deciso di sfruttarlo anche per ripensare e riorganizzare l’azienda, cercare di capire le nuove strategie e le nuove politiche. Cerco di informarmi e formarmi ancora di più. Ho metabolizzato che ci sarà un mondo diverso e sto provando a capire come sarà questo nuovo mondo per sapermici adattare al più presto.
Che messaggio vuole lanciare ai suoi dipendenti?
Dopo la chiusura ho mandato una lettera di rassicurazione ai miei dipendenti per far sapere che l’azienda c’è ed è al loro fianco. Ancora più di prima dobbiamo essere compatti per poter superare questo momento difficile. Purtroppo i modi e i tempi di erogazione della cassa integrazione da parte dell’INPS sono stati resi complessi, macchinosi e burocratici. La nostra scelta di affidarci allo Stato è stata dettata dalle rassicurazioni che in quel momento ci aveva dato il Governo, parlando addirittura di una anticipazione. Mi sto rendendo conto, però, che non è così e se potessi tornare indietro farei una scelta diversa. Spero che gli aiuti economici arrivino presto.
Il messaggio che voglio dare ai miei dipendenti è che nessuno verrà lasciato indietro e siamo pronti ad aiutare chi si trova in difficoltà non appena ne avremo la possibilità.
Come pensa si uscirà da questa situazione di emergenza?
Mi aspetto un mondo diverso, contratto, ridotto nei prossimi mesi 12 mesi. Ma io confido nella classe imprenditoriale del nostro Paese, sulla resilienza di tutti i cittadini e imprenditori italiani. In futuro le aziende non dovranno solo resistere ma giocare in attacco: trovare nuove strategie, nuovi assetti, nuovi strumenti e servizi che possano aiutare ancora meglio il business dei clienti.