“Ora, a qualcuno piacerà tanto, a qualcuno meno e a qualcun altro per niente, però è riuscita, complessivamente, nel suo intento: si torna a parlare della storia di questa città e dei suoi simboli dimenticati!!
Quando abbiamo iniziato a sognare ed immaginare un murale su quella parete, ci siamo domandati due cose: può un’immagine riprodotta su un muro suscitare un sentimento dimenticato e, soprattutto, siamo noi in grado di realizzarlo?”, scrive su Facebook l’associazione Sessantasettezerocinquantuno, “alla prima domanda avete risposto voi, i tanti nostri concittadini che hanno ‘presenziato e vigilato’ il nostro lavoro e che ne hanno colto il significato più profondo. Quel ‘bravi vajù’ è valso come una ricompensa che non si può descrivere e che c’ha dato la forza e la spinta per dare il nostro meglio. Alla seconda domanda ci siamo risposti da soli: sì, a quanto pare ci siamo riusciti. L’idea iniziale era quella di contattare un professionista ma ci siamo subito resi conto che le nostre tasche piangevano miseria. Allora abbiamo deciso di farcelo “in casa” contando sull’estro e la vena artistica di un nostro socio fondatore.
Il risultato giudicatelo voi tenendo presente due cose: è fatto a mano libera da un ‘artista’ che non aveva mai osato disegnare su un foglio più grande di un A4 e il tutto si sarebbe dovuto realizzare in 4 giorni!”.
“La composizione ha una sua centralità che è nella riproduzione della facciata della collegiata di San Bartolomeo. L’idea che si vuole trasferire è che quel luogo non è così banale come si può supporre. Quella era la centralità dell’Avezzano che fu prima del 13 gennaio 1915. Si vuole così evocare una memoria visiva di un angolo che deve tornare ad avere la sua sacralità”, spiegano nel post i ragazzi che hanno portato avanti l’iniziativa attirando l’attenzione di tantissimi concittadini, “l’orologio che sovrasta la collegiata rappresenta il TEMPO nella sua accezione fatalista. In questo caso l’orologio non va inteso come un mezzo di divulgazione tecnico scientifica come qualcuno erroneamente potrebbe intendere, fermo restando che le lancette puntano sulle 7:48, coerentemente con la fontana di piazza Risorgimento, ma ha un significato puramente metaforico. Dopo quel devastante terremoto, nulla fu più come prima, soprattutto la nostra città! Sulla parte destra, un nembo scuro, presagio di morte e devastazione, incombe sulla collegiata. Sta per accadere qualcosa che cambierà per sempre il destino del nostro territorio. Dalla nuvola escono, quasi esplosi, l’uno e il tre che vanno a comporre, partendo dall’alto, la scritta 13 GENNAIO 1915. Il resto sono una serie di scritte che ricordano che quel posto, per gli avezzanesi pre terremoto, era località PANTANO! Stamattina è successa una cosa allucinante: mentre terminavamo gli ultimi ritocchi al murale, si è materializzata casualmente una scolaresca in visita ai resti della collegiata. Si è creato un momento veramente bello e romantico dove noi, con estrema purezza, oltre a spiegare il nostro lavoro, abbiamo invitato i ragazzi ad appassionarsi alla storia della nostra città e a tramandarne la memoria. Ai ragazzi abbiamo domandato:
buttereste mai una lattina di Coca-Cola dentro ai fori imperiali?
C’è stato, ovviamente, un coro di “Nooooo”. “Questi, ragazzi, sono i nostri ‘piccoli fori imperiali’! Vale per i ragazzi, ma vale soprattutto per noi! Se questo murale servirà a riscoprire un sentimento collettivo non lo sappiamo, ma intanto se ne parla, e se ne parla tanto….e già è un passo avanti!