Avezzano. In Abruzzo è atterrata la task force salva raccolti, organizzata dalla Coldiretti, per aiutare le imprese agricole in crisi per la mancanza di manodopera a causa dell’emergenza covid19. Il contingente di 142 lavoratori provenienti dal Marocco è sbarcato all’aeroporto internazionale d’Abruzzo “Pasquale Liberi” di Pescara, accolto dal presidente di Coldiretti L’Aquila Angelo Giommo. Grazie alla collaborazione fra Coldiretti e l’ambasciata italiana in Marocco, è stato organizzato un servizio tamponi rapidi prima della partenza dei lavoratori in aeroporto a Casablanca, in tal modo da garantire il rispetto dell’ordinanza del ministero della Salute appena pubblicata. “Si tratta di operai agricoli stagionali qualificati che ormai da anni”, ha sottolineato la Coldiretti, “sono impiegati sul territorio, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende nostrane, con cui in molti casi sono nati rapporti anche di amicizia. Dopo aver trascorso il periodo di quarantena ed essersi sottoposti a tampone, verranno impiegati principalmente nei campi aquilani ma anche in Valle d’Aosta, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna in attività che necessitano in molti casi di una elevata professionalità e che comprendono la semina delle patate, i trapianti di finocchi e carote per la piana del Fucino fino ad arrivare alla coltivazione del tabacco e dei pomodori e alla raccolta di meloni, zucche e zucchine per altri territori. Il volo privato è stato organizzato dalla Coldiretti, dopo che il Marocco ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia, con grandi difficoltà per molte imprese che non possono più contare su storici collaboratori. In Abruzzo la comunità marocchina è la più numerosa tra i lavoratori agricoli fuori dei confini comunitari, con oltre 7.600 persone (pari al 9,1 per cento della popolazione straniera), di cui poco più di 4.200 in provincia dell’Aquila (elaborazioni Coldiretti Abruzzo su dati Istat, anno 2019). Una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale ma anche determinante da anni per ‘l’orto d’Italia’, come viene chiamata la piana del Fucino”. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare l’importanza di lavorare a livello nazionale per accordi bilaterali con i Paesi dove è più rilevante il flusso di lavoratori, ha spiegato: “In queste condizioni è importante l’annuncio da parte della Commissione europea del passaporto vaccinale, con l’obiettivo di consentire la libera circolazione all’interno dell’Unione per lavoro o turismo”. Ma in occasione dell’arrivo dei marocchini, la Coldiretti ha lanciato un allarme: “Senza decreto flussi e proroga dei permessi di soggiorno rischiano di scomparire anche in Abruzzo indispensabili lavoratori – in una fase delicata della stagione – a causa delle limitazioni all’arrivo di manodopera straniera, ma anche delle difficoltà burocratiche che impediscono l’utilizzo di quella italiana. A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi, ma la situazione rischia di diventare ancora più drammatica se non verranno prorogati i permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia, in scadenza il 30 aprile prossimo. Da qui la richiesta di Coldiretti di prorogare i permessi, ma anche di accelerare nell’emanazione del ‘decreto flussi 2021’ che dovrebbero portare nelle campagne dello Stivale altri 18mila lavoratori extracomunitari. Alle difficoltà per l’arrivo di manodopera straniera si aggiungono, inoltre, quelle burocratiche che ostacolano l’utilizzo dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a trenta giorni”, ha precisato la Coldiretti, “rinnovabili per ulteriori trenta giorni, nel limite di 2mila euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Con un’adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire ai cittadini italiani in difficoltà almeno 200mila posti di lavoro, che in passato erano affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali”.