Avezzano. Un avezzanese finisce nell’inchiesta per bancarotta riguardante l’azienda Geovision, gestita dal faccendiere Valeriano Mureddu. Nei confronti del giovane marsicano, figlio del noto avvocato penalista Leonardo Casciere, candidato sindaco alla prossime elezioni di Avezzano, è stata emessa una misura interdittiva nell’ambito dell’inchiesta sulla Geovision, che ha portato all’arresto di Mureddu.
L’indagine per bancarotta fraudolenta e distrazione patrimoniale dell’azienda di imballaggi di Badia al Pino dichiarata fallita dal Tribunale di Arezzo, è anche al centro della discussione politica di questi giorni per i legami del faccendiere sardo con il padre di Renzi, Tiziano, e con quello del ministro Maria Elena Boschi, Pierluigi.
Emiliano Casciere, 38 anni, risulta formalmente titolare della Geovision. Sembra però che gli inquirenti siano convinti che a gestire tutti i movimenti della società fosse Mureddu. Secondo i magistrati di Arezzo, l’impresa è infatti riconducibile al discusso personaggio sardo. Per tale motivo nei suoi confronti, il gip del Tribunale di Arezzo, Piergiorgio Ponticelli, ha emesso il provvedimento di arresto su richiesta del procuratore capo Roberto Rossi, coordinatore delle indagini sul dissesto di Banca Etruria.
Casciere risultava anche titolare del pacchetto di maggioranza della Sia srl, un’agenzia investigativa su cui ha indagato in passato la procura di Perugia.
La famiglia Casciere è certa dell’estraneità del 38enne all’intera vicenda. “Si tratta di un provvedimento obbligato nel momento in cui viene emessa un’ordinanza”, ha sottolineato l’avvocato Leonardo Casciere, “ha un ruolo totalmente marginale legato soltanto alla carica formale che ricopriva e per questo è stata applicata un’interdizione provvisoria”. Secondo il penalista, infatti, il giovane “risponde solo per i fatto di essere stato amministratore di diritto”.
La vicenda della Geovision va avanti da diverso tempo e ora è tornata in auge con il provvedimento nei confronti di Mureddu. Circa due anni fa, infatti, l’azienda era finita nel mirino degli inquirenti per una sorta di “truffa carosello” con passaggi di denaro da una società cartiera all’altra per la vendita di materiali da imballaggio, con elusione del pagamento dell’Iva. Fino a ora, però, non erano stati adottati provvedimenti restrittivi.