Avezzano. Fa ancora scalpore la notizia dello stralcio dell’emendamento salva-tribunali effettuato dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e che di fatto condanna i quattro tribunali abruzzesi di Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano. La protesta stavolta è portata avanti da un avvocato che vive ed opera proprio ad Avezzano, Salvatore Braghini, che affida la sua protesta e le sue amare considerazioni sulla vicenda ad una missiva indirizzata direttamente alla presidente del Senato Casellati.
Nella lettera prende una dura posizione nei confronti della decisione di Casellati da “avvocato e cittadino abruzzese” ed esprime indignazione per la decisione di stralciare l’emendamento.
“Lo stralcio dell’emendamento con cui si chiedeva la proroga dei Tribunali abruzzesi subprovinciali, tra cui Avezzano, rappresenta un duro colpo alla democrazia. È evidente, infatti, che ciò sia avvenuto all’esito di una “congiura di palazzo”, in assoluto dispregio della volontà parlamentare, che si era espressa trasversalmente in favore della proroga”, dichiara Salvatore Braghini a proposito, “la motivazione che sottende lo stralcio, ‘per estraneità della materia’, è tanto pretestuosa quanto indifendibile, persino offensiva della dignità istituzionale di chi l’ha assunta, se sol si considera che il Decreto Legge in discussione era rubricato ‘per l’efficienza della giustizia’”.
“La gravità dell’iniziativa della Presidente del Senato è manifestata, oltre che dell’assoluta pertinenza dell’emendamento rispetto al testi legislativi, anche dalla circostanza che la proposta di proroga era già stata varata in Commissione Bilancio, che aveva garantito la copertura economica di ben 720mila euro, a dimostrazione di una volontà unanime e finanziariamente sostenibile voluta da tutti i membri della Commissione, che avevano già respinto la richiesta di stralcio da parte del Governo ( con in testa il Ministro della Giustizia)”, prosegue, “l’accanimento e l’ingerenza governativa, soprattutto di un Governo di “salute pubblica” è un fatto grave, ma ancor più grave è l’atteggiamento succube della Casellati, che è venuta meno al suo ruolo di arbitro assecondando le richieste non del Senato, che rappresenta, ma del Governo.
“Se l’arbitro scende in campo e gioca con una squadra, è finito lo sport, come, in questo caso, è finita la democrazia. Una riflessione amara, che non può tradursi in una resa incondizionata”, sentenzia cupo, “credo sia arrivato il momento della ‘ribellione’. Bisogna far sentire la propria voce a Roma, chiedere le dimissioni della Casellati, ormai non più affidabile come Presidente del Senato. Gli abruzzesi che hanno (ancora) una tessera del partito della Casellati dovrebbero metterla in una busta e spedirla in segno di protesta alla Presidente del Senato, con la scritta ‘Io non ci sto'”.
“Altrettanto dovrebbero fare tutti i cittadini di questa regione, spedendo una lettera oppure una mail con la scritta ‘io non ci sto'”, tuona in conclusione, “l’Abruzzo è stato umiliato, e con esso un’intera comunità di cittadini, istituzioni e professionisti. È il momento di dire basta. Illustre Presidente del Senato: ‘Io non ci sto'”.