La redazione di MarsicaLive condividerà oggi con voi i ricordi che lo hanno legato, legano e legheranno per sempre alla Clinica Di Lorenzo. Ricordi scritti a mano su fogli di un block notes e messi in ordine in occasione del centenario di una realtà che ha deciso di raccontarsi dal punto di vista di chi ha contribuito alla sua nascita e crescita.
Gli inizi.
Con l’avanzare del treno nella nebbia e neve, il mio primo arrivo ad Avezzano nel 1955 avrebbe dato via al cammino di una vita professionale grazie al dottor Nicola Di Lorenzo che mi volle al suo fianco con il professor Grasso nella clinica di Lorenzo. La struttura era piccola, divisa in due piani: una sala parto, una sala operatoria e radiologia.
Partivo da Roma con Antonio Di Lorenzo, espertissimo chirurgo, al mattino presto e io aiutavo come anestesista. In seguito ai successi, egli ampliò la clinica e chiamò Elio Croce come aiuto anestesista.
Grazie alla mia specializzazione in cardiologia, mi resi conto che ad Avezzano questa branca era inesistente. I malati erano da me trattati con Strofantina e Lasix e dopo 2-3 giorni erano senza affanno ed erano dimessi. Grazie a questi iniziali successi fu aperto l’ambulatorio cardiologico.
Partivo alle 6 con un ECG da 25 kg; a Pietrasecca la nebbia non lasciava intravedere nulla. A Tagliacozzo la voce di uno sconosciuto ci proponeva panini, allungava le mani, prendeva i soldi, ma tutto nella nebbia! Ad Avezzano il gelo tagliava il viso: -10/-15 e una volta -25 gradi. In clinica dottor Nurzia, dottor Marinucci ed io eravamo accolti amorevolmente dalla suora che ci offriva zabaione e caffè.
La cardiochirurgia.
Un giovane di San Donato con stenosi mitralica rimase incredulo quando gli proposi l’intervento e si mise a ridere, poiché convinto che il cuore toccato si sarebbe fermato. Venne operato con successo e tornò a casa. L’Abruzzo comincio a venire in clinica e con il professor Pasanisi, iniziò la cardiochirurgia. I fratelli Antonio e Pietro Di Lorenzo lo aiutavano e io seguivo la terapia cardiologica. Si acquistò il primo ECG cardiaco.
Incontri di vita.
Una mattina giunse in clinica la mamma di uno studente di medicina e chiese a Toto (Antonio Di Lorenzo) se avesse potuto frequentare la clinica; Toto lo accolse a braccia aperte: era Angelo Petroni! Aveva 21 anni, mi seguiva con attenzione durante la visita e mi portava un’insalatina di radicchio raccolta sulla montagna di Capistrello dalla sua nonna! Angelo era serio, intelligente e attentissimo. Ne nacque una collaborazione perfetta ed un’amicizia profonda. Egli dirige da allora, ancora oggi, la cardiologia in clinica con successo.
I casi.
Tanti malati sono arrivati! Abruzzesi onesti, affettuosi, riconoscenti sempre con doni (fagiani, conigli, pavone) che riempivano la mia macchina. Era una riconoscenza, non ostentata, ma esercitata in incognito. Qualche episodio ancora lo ricordo:
- Un padre riconoscente, mi portò sulle spalle un sacco di 50 kg di patate dai monti di Pescasseroli.
- Durante la visita cardiologica una donna non smetteva di guardare il soffitto; la pregai di guardarmi ma i colleghi mi fecero cenni e dissero: “è cieca”.
- Prescrissi ad un ragazzo farmaci; quando torno gli chiesi come andasse; rispose bene ma il farmaco era difficile da digerire: erano supposte!
Pietro.
La mia riconoscenza per il mio compagno di studi Pietro è rimasta immensa; il ricordo della sua laurea, legata ad una passeggiata al foro romano di un’estate romana finita con un pranzo. Una telefonata alle 8 di mattina mi colse alla sprovvista; Pietro mi voleva vedere in Piazza Mazzini. Corsi, mi abbracciò come non mai e piangendo mi disse dell’arrivo di Lucia! Volle lo champagne…sì, alle 8 di mattina!
Questo è stato l’Abruzzo per me! Pazienti, amici, una terra che mi lega profondamente.