Celano. Era una delle accuse più gravi dell’inchiesta, ma per il gup Daria Lombardi “il fatto non sussiste”. È caduto il capo d’imputazione di “corruzione per induzione indebita” per il quale era accusato l’ex senatore Filippo Piccone, all’epoca dei fatti dell’inchiesta “Acqua fresca” vice sindaco di Celano, in concorso con Selvaggia Iannotti.
Le telecamere posizionate nell’ufficio di via Cittadelle, a Celano, sede di Piccone ai tempi in cui era senatore, lo avevano ripreso mentre riceveva la giovane che era andata a prospettargli il fatto che il suo contratto di lavoro era in scadenza. L’acquisizione dei filmati e delle intercettazioni aveva fatto poi scattare l’accusa. Nell’ordinanza firmata all’epoca dal gip Maria Proia lo stesso magistrato aveva definito l’accaduto come “il reato più odioso di tutti quelli trattati nell’inchiesta”.
Ieri però il gup Lombardi ha fatto cadere il capo d’accusa spiegando che “il fatto non sussiste”. Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Roberto Verdecchia, legale di Iannotti, per il quale “termina la gogna mediatica nei confronti di una persona accusata senza motivo, con circa 60 pagine di ordinanze di custodia cautelare, e in particolare per una ragazza accusata ingiustamente di corruzione per induzione indebita in concorso, giammai dimostrata dalla pubblica accusa”.
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