Una vernice gialla con pezzi caduti a terra e una porta di legno rotta, graffiata. Era un palazzo trasandato, fatto tanto tempo fa che si trovava nel centro della piazza. Feci un giro all’interno e pensai: “Se Gesù fosse nato nella Marsica cosa potrebbe fare per aggiustare questa città? “Chiusi gli occhi e iniziai ad immaginare come sarebbe stata la Marsica con un’attenzione in più di Gesù. Immaginai che una Maria e un Giuseppe, due contadini, si trovavano in mezzo ai campi di Fucino a seminare delle piantine. Maria era incinta e aspettava il grande momento: la nascita di un bambino. Ad un certo punto Maria si appoggia sul muro della loro casetta di campagna. Giuseppe capisce che era arrivato il grande giorno e si dirigono verso casa. Dopo 3 ore finalmente il piccolo bambino di nome Gesù viene alla luce. Quello però non era un bambino come gli altri e lo si capiva guardandolo: era come se il suo corpo emettesse una luce propria e con i suoi occhi dava molta speranza. Il suo viso così tenero metteva gioia, i suoi pochi capelli color nocciola trasmettevano molta tranquillità; era meraviglioso e quel bambino era l’unico che ti faceva provare così tante emozioni tutte insieme. Lo adagiano su un vecchio lettino con coperte azzurre e bianche. Il giorno dopo arrivarono i parenti di Maria e Giuseppe e anche loro si accorsero che Gesù era speciale. Il primo ad arrivare era un lavoratore delle fabbriche con un cesto di frutta in mano e disse: “Scusa Gesù se sono arrivato con un po’ di frutta ma ho potuto portarti solo questo. Sai io ho 3 figli e purtroppo mi hanno licenziato, per favore aiutami!”. Poi arrivò un pastore con un po’ di lana fra le mani e disse a Gesù: “Purtroppo ho potuto portarti solo un po’ di lana; ci potresti fare molte cose per coprirti, sai! “Io ho una famiglia da sfamare e con il mio lavoro non guadagno tanto, spero che apprezzi comunque quello che ti ho portato. “Poi arrivarono altre persone con dei regali e loro invece di parlare pensavano e parlavano con gli occhi. Gesù sommerso dalle coperte ascoltava tutti quelli che si presentavano davanti a lui e con un sorriso rassicurava le persone. Infine le persone se ne andarono con molta speranza nel cuore.
Beatrice Di Pasquale, classe V A, scuola Vivenza Giovanni XXIII di Avezzano