Avezzano – Quello del marzo 2017 al Teatro dei Marsi di Avezzano fu uno degli ultimi concerti del grande artista scomparso ieri a Milo in Sicilia. Oggi in forma privata nella sua Villa si sono svolti i funerali, poi per espresso desiderio testamentario la cremazione e poi l’urna con le ceneri di un Maestro immenso che nella loro umiltà riposeranno in questo luogo in cui la sacralità ispirava musiche, pittura, l’arte in una dimensione come solo lui l’aveva saputa coniare ed interpretare.
Il ricordo di quei due giorni al Teatro Dei Marsi seguiva un altro appuntamento di qualche tempo prima in Cattedrale ad Avezzano.
La duegiorni fu di “tutto esaurito” come era prevedibile. Ricordare oggi quel concerto, pieno di pubblico, di fan e di persone l’una vicinissima all’altra deliziarsi in diretta dal suo vocale e dalle sue canzoni, fa accapponare la pelle.
In quei concerti, il Maestro diede il meglio di sè, ma non mancò qualche nota in cui ebbe ad evidenziarsi l’insorgenza di una malattia, chiaramente manifesta e che gli impedì in diversi punti del concerto di seguire il corso naturale delle parole in relazione alla musica.
Era presente, consapevole forse, e quasi ironizzante vivendo con umiltà e nonchalanche anche questo aspetto che turbava le sue performance abituali.
Chi seguiva Franco Battiato anche in altri concerti, capì subito che quello di Avezzano sarebbe stato se non l’ultimo, ma uno tra gli ultimi.
Era quella una data in cui una lunga carriera di palchi, di musiche e di brani cantati in tutte le lingue del mondo, iniziava un garbato congedo, dignitoso come era nel suo essere naturale.
L’intensità della due giorni, fu comunque molto forte, la Marsica gli tributò una accoglienza di primordine, l’organizzazione perfetta al Teatro dei Marsi. E poi quell’intervista che ebbe a segnare fortemente l’anima.
Un ricordo magico intriso di cultura, musica, e di intensità comunicativa.
Il Maestro sapeva riconoscere benissimo chi lo intervistava per modus operandi, e chi in realtà oltre a questo aspetto documentale, era in sintonia con la sua musica, terapia per l’anima.
Prima del concerto, furono dieci-quindici minuti di intrattenimento in cui ebbe a parlare della sua lunga carriera, e disse che ogni volta, pur avendo calcato i palchi di mezzo mondo, era sempre emozionante per lui l’appuntamento con i concerti, nessuno escluso. “Ogni concerto è una esperienza nuova – nulla è uguale”. Come accade invece nell’ascolto di una musica già registrata, un disco, una cassetta.
Parlammo delle cassette, dei vecchi nastri con i quali negli stereo delle auto si ascoltavano le uscite nei suoi album e che hanno accompagnato storie di passione, d’amore, di delusione e di amarezza. Ma la terapia in questi casi era proprio l’ascolto della sua musica.
Produzioni in frequenze e sequenze, con denominazioni e titoli degli album che hanno avuto un filo conduttore. Nulla era lasciato al caso dal Maestro. Ed oggi la sua dottrina, per chi la conosce, nella conclusione della sua vita con l’attraversamento del bardo, può essere valutata e studiata ancora in maniera piu’ significativa e pregnante.
La ricerca di un interiore, la trasposizione di sentimenti che in vita esploravano con la mente altre dimensioni, era il frutto di uno studio, di lunghe meditazioni che poi si traducevano in musica ed in parole generando la melodia allo stato puro.
Per poter meglio apprezzare l’essenza del cantautore Battiato bisognerebbe ascoltare una delle lectio magistralis del prof. Quirino Principe, critico musicale, musicologo, traduttore, e saggista italiano, in cui questo grande cultore della musica, spiega come ogni tassello di una singola emozione sia l’elemento scatenante, ispirativo della composizione delle musiche.
Non vi è quindi nulla di lasciato al caso per le musiche di Franco Battiato. Fatte per essere non solo ascoltate alla radio en passant, ma anche il tono del canto, la voce, le inflessioni inducevano sempre l’ascoltatore a comprenderne le parole. Talvolta, in apparenza, anche incomprensibili. Brani che prodotti ieri, sembrano frutto di una digitalizzazione musicale dei nostri tempi e di quelli che verranno.
Ima Areknames. Una terminologia che Battiato ha coniato nelle sue canzoni e che porta dei misteri interpretativi intrisi di significato interiore. Ogni brano è un arricchimento per l’anima, e le melodie composte nei suoi rientri, a volte veloci, altre volte accompagnate da una inspiegabile lentezza, scaturiscono sempre ed inesorabilmente poi in una sorpresa emozionale.
Oggi questa voce è passata all’altra dimensione, ma continuerà a vivere nel tempo, onore che è concesso solo ai grandi artisti e alle persone dotate di un carisma unico nel suo genere e del tutto particolare.
Oggi, ultimo atto, siamo tutti studenti di Damasco vestiti tutti uguali e salutiamo il Maestro passato all’altra dimensione per l’eternità.
Daniele Imperiale