Avezzano. A fine aprile si è svolto in città il secondo convegno sul tartufo in Abruzzo. Oltre la presenza, già annunciata, dell’assessore alle politiche agricole Dino Pepe e del presidente della commissione agricoltura Lorenzo Bedrardinetti, c’è stata una grandissima partecipazione delle categorie addette al settore, soprattutto di cavatori del comparto marsicano e anche provenienti da fuori con i n testa i loro rappresentanti ufficiali delle associazioni di categoria. “Unica nota dolente la quasi totale assenza dei sindaci della zona, ad eccezione del sindaco di Castellafiume, Domenico Mariani”, ha commentato il presidente dell’associazione tartufai, Filippo Pandoli, “i quali, e per i temi svolti e per le proposte enunciate dai rappresentanti regionali, dovevano essere, in primis, a recepirne le istanze ed a dar seguito all’attuazione di eventuali progetti. Il tema ,sul quale si è svolto il dibattito “Il tartufo, potenzialità e sviluppo”; questo prodotto della terra, così ampiamente diffuso,nelle terre montane e collinari abruzzesi, non deve soltanto appagare il palato dei buongustai,ma creare intorno al suo nome e diciamolo intorno al suo profumo,un indotto che a partire dal marchio esso debba investire una più puntuale e capillare commercializzazione con la conseguente ricaduta sul turismo locale. Questo ,in sostanza, il tema svolto dai due rappresentanti regionali: a conclusione dei lavori, c’è stata la relazione tenuta da Fabio Di Pietro, che ha presentato le nuove opportunità previste dal Programma di Sviluppo Rurale della Regione Abruzzo, con particolare riguardo alle tipologie di intervento per lo sviluppo e la valorizzazione della tartuficoltura. Nel corso del suo intervento, Di Pietro, ha sottolineato come l’Abruzzo sia una Regione con un’elevata estensione delle superfici forestali (oltre il 40% del territorio regionale è bosco), di cui buona parte di queste presentano naturalmente le caratteristiche vegetazionali, pedo-climatiche e morfologiche capaci di dare origine a tartufaie naturali. Però, affinché questa peculiare caratteristica venga mantenuta nel tempo, è fondamentale contrastare l’abbandono e l’incuria dei nostri boschi regionali, promuovendo una pianificazione forestale che attraverso gli interventi selvicolturali, (come le ripuliture del sottobosco, i diradamenti, i tagli di conversione verso l’alto fusto) garantisca una gestione attiva e multifunzionale delle risorse forestali. Non dimentichiamo mai che una corretta e sostenibile interazione tra uomo e risorsa naturale, soprattutto nel caso dei boschi, garantisce il mantenimento di preziosi servizi eco sistemici, come la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità e la difesa dal rischio idrogeologico: insomma per riassumerla in una frase pronunciata da Arrigo Serpieri nel 1923, “quando la montagna è sistemata la valle dorme tranquilla”. Ora,prima che venga dato attuazione a progetti riguardanti i fondi europei ed alla costituzione di imprese, soprattutto di giovani in cerca di prima occupazione, la Regione e l’assessorato all’agricoltura, devono assumere l’impegno di mettere a disposizione quella parte di fondi, che per legge, devono tornare alla categoria dei tartufai e che essi versano annualmente al suddetto ente,per rinnovare la concessione alla ricerca? Le associazioni di categoria hanno già da qualche tempo presentato delle proposte per la ripartizione, stiamo aspettando dalla Regione un regolamento definitivo, per dare attuazione a qualche progetto del genere che possa esser pilota di più ampi progetti previsti dal PSR. Mi auguro che tutto ciò avvenga al più presto, e vorrei azzardare un pronostico che alla fine dell’estate 2016 ci si possa rivedere per fare il consuntivo di quanto proposto”.