Avezzano. Sei candidati per la carica di sindaco, ventisette liste, cinquecentottantacinque candidati consiglieri. Sono questi i numeri dell’imminente campagna elettorale che restituirà ad Avezzano il primo cittadino dopo un anno e mezzo di commissariamento successivo alla caduta della giunta di Gabriele De Angelis.
Una corsa alle urne anomala, per tempi e modalità, a causa della pandemia da coronavirus che l’ha fatta slittare dalla tarda primavera a dopo l’estate. Tra inaugurazioni delle sedi elettorali, conferenze stampa, incontri con sostenitori e cittadini qualunque, il clima incandescente di queste settimane, reso tale dalle alte temperature estive, è ulteriormente gravato dallo spettro di una possibile seconda ondata dell’emergenza sanitaria che, se davvero dovesse verificarsi, provocherebbe non pochi problemi.
Una campagna elettorale definita all’unanimità tra le più singolari degli ultimi venti, trenta anni. E a ben ragione. Uno tra Giovanni Di Pangrazio, Anna Maria Taccone, Mario Babbo, Tiziano Genovesi, Nicola Stornelli e Antonio Del Boccio sarà chiamato a restituire alla città quell’equilibrio politico e istituzionale che ormai manca da tanto, troppo tempo. Se è vero, come è vero, che l’ingente quantità di candidati consiglieri è da rileggersi nell’ottica di una legge elettorale che ne consente un numero pressoché illimitato, è altrettanto vero che nel capoluogo marsicano si respira una sincera e genuina voglia di cambiamento. L’imperativo è “voltare pagina”.
Gli avezzanesi chiedono a gran voce che i giochi di potere restino fuori dal palazzo di città, che Avezzano e la Marsica operino congiuntamente per ritrovare quella centralità che sembra ormai solo un lontano ricordo, che le istanze portate avanti dai cittadini vengano accolte e programmate per una migliore vivibilità del territorio. Sanità, istruzione, cultura, lavoro, piani di urbanizzazione, investimenti, attrattività di capitali, sono solamente parte dei temi che tutti i candidati a primo cittadino hanno affrontato in queste settimane e affronteranno da qui all’election day.
Lo scontro dialettico tra le parti, salve rare e inevitabili eccezioni, è stato soporifero, per lo meno fino a questo momento. Ognuno, preso dalla necessità di chiudere le liste e presentare parte dei propri programmi, ha lasciato da parte l’attacco frontale verso gli avversari politici. Il che, in fin dei conti, non può che essere un bene. Parliamo di idee, progettualità e prospettive. Riponiamo nel cassetto l’insulto, la volontà di screditare l’operato altrui e i personalismi negativi. Se deve essere l’alba di una nuova fase politica che lo sia davvero allora. E che tenga conto, soprattutto, della stanchezza dei cittadini di ritrovarsi parte in causa di quel vortice di polemiche, disprezzo e scontro reiterato che ha portato, da diversi anni a questa parte, Avezzano a essere l’ombra di sé stessa.
Ci aspettano mesi difficili, lo sappiamo. Solo con scelte politiche oculate e lungimiranti la città e il territorio limitrofi potranno incassare il colpo senza cadere al tappeto. Conterà l’unità d’intenti e la condivisione progettuale e amministrativa in tutti i settori cardine della vita istituzionale della città. Fondamentale sarà il dialogo e l’opposizione costruttiva. Indispensabile sarà il coinvolgimento della società civile che non vuole e non può restare a guardare. Tutti, nessuno escluso, saranno chiamati a recitare un ruolo da attore protagonista per la rinascita di Avezzano. Non più, quindi, da meri spettatori.
E allora, che buona campagna elettorale sia. Che vinca il migliore.
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