Avezzano. Il plesso scolastico Mazzini-Fermi di via Corradini, che oggi ospita i bambini della scuola primaria di primo e secondo grado, espongono dei fregi con il motto araldico “alere flammam” che può e deve valere come messaggio di speranza per il difficile periodo che stiamo vivendo.
Il progetto originario dell’istituto Mazzini-Fermi risale al 1922, quando un giovane governo fascista decise di ricostruire le scuole di Avezzano distrutte dal terremoto della Marsica del 1915. La costruzione delle scuole, uno dei primi edifici pubblici del dopo terremoto, si protrasse fino al 1930, e a parte qualche intervento di ristrutturazione del tetto quest’edificio ha visto crescere molte generazioni di avezzanesi, tanto che oggi i nonni vanno a prendere i nipoti nello stesso edificio edificio scolastico che all’epoca li accolse come studenti.
Ma questo edificio nasconde un motto araldico, che a molti è sicuramente passato inosservato. La scritta “Alere flammam”, riportata su alcuni fregi sparsi un po’ dappertutto, letteralmente significa “mantenere la fiamma accesa”. Questo era ed è tutt’ora il motto della scuola di guerra dell’esercito, fondata nel 1866, ma in seguito venne ripreso anche sotto il fascismo, usato persino da D’Annunzio, e sopravvissuto fino ai giorni nostri con la stessa fiamma, che è servita come base per diversi stemmi politici, anche attuali. In effetti, a ben guardare, il motto è solo uno dei riferimenti fascisti utilizzati per decorare le pareti esterne dell’istituto scolastico. Dappertutto vengono raffigurati giovani soldati, che vestono divise militari e compiono esercizi fisici molto in voga sotto il fascismo. Quei disegni, molti dei quali oggi purtroppo andati persi, raffigurano i pochi bambini che sopravvissero al terremoto e che poi vennero spediti al fronte per servire la patria nella prima grande guerra mondiale. Questi giovani balilla, mentre si preparavano a compiere delle audaci missioni di guerra, completavano i loro studi in trincea. La galleria che riportiamo qui di seguito è piena di esempi di questo genere.
Ma il motto “Alere flammam” venne usato anche da un altro movimento, che nasceva proprio in quegli anni: gli scout. Questo movimento internazionale aveva come fine ultimo la formazione fisica, morale e spirituale della gioventù mondiale, ma con ideali ben diversi da quelli del fascismo, che bandì immediatamente il movimento ritenendolo sovversivo. Anche gli scout scelsero il motto “Alere flammam”, anzitutto per depistare i controlli del regime, ma lo scelsero anche perché nel loro caso veniva usato con un’accezione diversa, dove quel “mantenere viva la fiamma” stava a significare “in attesa che passasse il periodo buio” dei nazionalismi che ormai si erano diffusi un po’ ovunque in Europa. Pochi lo sanno ma ancora oggi, quella fiamma, arde nel logo degli scout. Il giglio, oggi simbolo dello scoutismo mondiale, non è altro che la parte alta di quella stessa fiamma che scaturiva da tre tizzoni ardenti. Un simbolo di speranza che teneva uniti gli scout, in attesa che al termine del regime fascista potesse finalmente riprendere la loro attività con i ragazzi.
E proprio quel simbolo oggi può e deve significare tanto anche per noi, che nostro malgrado ci troviamo a vivere un momento storico a dir poco difficile. Il nostro compito, ce lo chiedono i nostri antenati con questo messaggio che ci arriva direttamente dal passato, è quello di tenere sempre viva la triplice fiamma, della speranza, della vita e della conoscenza, perché solo alimentandola potremo riuscire ad attraversare il buio di questo difficile periodo storico. Accendiamola insieme e andiamo avanti.