Avezzano. Era rimasto coinvolto in una lite con il fratello che durante l’aggressione aveva imbracciato una motosega. Ora il giovane avezzanese, accompagnato dal suo legale, Emilio Amiconi, è stato ascoltato dai carabinieri davanti ai quali ha sottolineando di essere stato aggredito con la motosega a seguito di continue provocazioni. “Una situazione divenuta insostenibile per il mio assistito, per la sua famiglia e per i suoi figli”, ha spiegato il legale di D.D.M., Emilio Amiconi, “si è trattato solo dell’ultimo episodio che è costretto a subire da tempo”.
Il fratello, P.D.M., è stato fermato dall’arrivo della polizia prima che la situazione potesse degenerare. E’ accaduto ad Avezzano, nella zona della Madonna del Passo dove risiedono i due avezzanesi. Sembra che alla base della discussione ci siano quindi motivi di poco conto ma che vanno avanti da tempo con liti e provocazioni. Uno di loro, secondo una prima ricostruzione, avrebbe raggiunto il fratello facendo irruzione nella sua abitazione. Uno dei due poi ha afferrato la motosega inseguendo il contendente. A quel punto è stata chiamata la polizia e una volante è arrivata sul posto.
La motosega, secondo il difensore dell’avezzanese, l’avvocato Roberto Verdecchia, era senza catena, quindi innocua e sarebbe servita al proprietario solo per intimorire il fratello. Non è di tale avviso l’avvocato Emilio Amiconi. “La motosega è stata sequestrata ed era presente anche la lama, diversamente da quanto affermato. Ciò è riscontrabile dagli atti e dal mezzo sequestrato”.
Si trovava ai domiciliari l’avezzanese con la motosega perché nei giorni scorsi era finito nei guai per un’altra vicenda, cioè per aver messo in atto aggressioni e maltrattamenti nei confronti della moglie. Gli era stata applicata la misura del divieto di avvicinamento nei confronti della moglie, che aveva subito maltrattamenti in famiglia.
Nonostante la separazione in atto e il divieto di avvicinamento alla ex, aveva continuato a seguire la donna, controllandone i movimenti, molestandola e offendendola anche in luoghi pubblici, come i negozi da lei frequentati, facendole temere per la sua incolumità, oltre che contravvenendo alla misura cautelare già in essere. Nonostante le prescrizioni del giudice, quindi, aveva continuato a mettere in atto azioni di stalking nei confronti della moglie e a quel punto era scattato l’arresto e gli erano stati concessi i domiciliari.