Avezzano. Dopo anni di udienze sono state assolte dal tribunale di Avezzano perché il fatto non sussiste. S tratta di nonna e zia che erano accusate di aver aggredito e minacciato forze dell’ordine e assistenti sociali che tentavano di accompagnare le due nipoti minorenni in una casa famiglia.
Si tratta di due donne di 69 e 49 anni, rispettivamente nonna e zia delle bambine finite sotto processo per rispondere dei reati di oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni. Dopo anni di processi le due, difese dall’avvocato Domenico Quadrato, sono state assolte dal giudice del tribunale di Avezzano Daria Lombardi perché il fatto non sussiste. Una psicologa era anche stata presa per i capelli e trascinata per alcuni metri.
I fatti risalgono al 2011 quando nell’abitazione delle due donne, mamma e figlia, arrivarono gli agenti della polizia locale di Celano, i carabinieri della locale stazione, l’assistente sociale e la psicologa. Presente anche la mamma delle bambine.
Dovevano eseguire un decreto emesso dal tribunale per i minorenni dell’Aquila che disponeva il trasferimento delle due minorenni al servizio sociale territorialmente competente. Secondo l’accusa, una delle accusate aveva inveito e aggredito gli agenti dicendo loro più volte che non dovevano avvicinarsi alle bambine. Nonna e zia avrebbero poi intimato alle forze dell’ordine di non perseguitare la loro famiglia avvertendo che nessuno sarebbe entrato in casa senza la presenza di un avvocato e dando dei camorristi a tutti gli organi intervenuti, minacciandoli di denunciarli all’antimafia e alla presidente della Repubblica.
Ci fu anche un’aggressione. Una di loro, sempre secondo l’accusa, si sarebbe inoltre scagliata contro gli agenti e contro l’assistente sociale procurandole delle ferite. Era stata trasportata al pronto soccorso e sottoposta a medicazioni, per essere infine dimessa con una prognosi di 5 giorni. L’aveva infatti afferrata per i capelli con violenza strattonandola e trascinandola. Per tale motivo le forze dell’ordine e gli organi di competenza sociale erano stati costretti a rinviare l’esecuzione del provvedimento e a ritornare il giorno successivo. Nessuna conseguenza legale per la mamma delle bambine che era stata scagionata dopo essere finita sotto indagine