L’Aquila. Nei primi cinque mesi del 2012 l’Abruzzo decresce: è la prima volta negli ultimi dieci anni. I territori montani continuano a spopolarsi. 6 comuni costieri ad alta crescita evitano la flessione dei territori costieri. L’area metropolitana di Pescara è l’unico territorio abruzzese che cresce espandendosi nei comuni limitrofi. Sono questi i punti salienti della ricerca condotta dal dottor Aldo Ronci sulla popolazione in Abruzzo nei primi sei mesi del 2012. La popolazione abruzzese è passata da 1.344.932 abitanti del 31.12.11 a 1.344.809 del 31.05.12. Con 123 abitanti in meno, nei primi cinque mesi del 2012, la flessione della popolazione abruzzese è stata dello 0,01% e si è realizzato il peggior risultato degli ultimi dieci anni in controtendenza con il dato italiano che ha invece segnato una crescita dello 0,07%. La decrescita della popolazione abruzzese è dipesa dal fatto che l’incremento del saldo migratorio (+1.949), per la prima volta in dieci anni, non è riuscito a compensare il decremento del saldo naturale (-2.072). I comuni costieri ad alta crescita. I sei comuni costieri ad alta crescita che anche nei primi cinque mesi del 2012 hanno conseguito risultati eccezionali sono Montesilvano (+358), Spoltore (+175), Città S. Angelo (+101) San Giovanni Teatino (+211), Francavilla (+137) e Vasto (+200). In valori percentuali i sei comuni (+0,72%) crescono mediamente 10 volte di più del valore medio nazionale (+0.07%). Le province. Le variazioni della popolazione nelle province abruzzesi nei primi cinque mesi del 2012 non sono omogenee. Le province di Pescara (+231) e Chieti (+78) crescono, mentre L’Aquila (-374) e Teramo (-58) decrescono. I comuni di Montesilvano, Spoltore e Città Sant’Angelo (+634) salvano dalla decrescita la Provincia di Pescara mentre i comuni di Vasto Francavilla e San Giovanni Teatino (+548) evitano il decremento della provincia di Chieti. I territori montani e costieri Tra gennaio e maggio 2012 l’Abruzzo montano continua a decrescere in modo molto pesante registrando 825 abitanti in meno. L’Abruzzo costiero segna una crescita di 702 unità ma bisogna tener conto che se fosse mancato l’apporto dei sei comuni costieri ad alta crescita (+1.182) il risultato sarebbe stato negativo. L’area metropolitana di Pescara (la città diffusa) In sostanza la crescita in Abruzzo nei primi cinque mesi del 2012 avviene quasi esclusivamente nei sei comuni costieri ad alta crescita (+1.182 abitanti) ed in particolare nei cinque comuni limitrofi alla città di Pescara, Montesilvano, Spoltore Città Sant’Angelo, San Giovanni Teatino e Francavilla che conseguono una crescita di quasi 1.000 abitanti (982). La crescita regionale è quindi concentrata intorno al comune di Pescara che segna una densità abitativa altissima di 3.648 abitanti per Kmq a fronte di una densità abitativa del comune di Roma di 1.285 abitanti per Kmq e che determina una prepotente crescita dei comuni limitrofi.
Si sta, di fatto, creando l’area metropolitana di Pescara (città diffusa) che conta una popolazione di 247.322 su una superficie di 370 Kmq per cui sul 3% del territorio si concentra il 18% della popolazione abruzzese. Nei primi cinque mesi del 2012 il resto della regione (al netto dell’area metro-politana) segna una consistente flessione di 849 abitanti pari a -0,08%. La forte crescita dell’area metropolitana nei primi cinque mesi del 2012 non è fatto episodico, infatti, tra il 2001 e il 2011 questa area è cresciuta (13,45%) il doppio rispetto al valore italiano (6,71%). Considerazioni finali. La diminuzione della popolazione abruzzese verificatasi tra gennaio e Maggio 2012 ha fatto registrare il peggior risultato degli ultimi dieci anni e se a questo aggiungiamo: che le imprese in Abruzzo, nei primi nove mesi 2012, hanno conseguito una crescita percentuale pari a zero mai subita negli ultimi dieci anni; che le esportazioni, che sono state, grazie ai mezzi di trasporto, il punto di forza dell’economia abruzzese, nel I semestre 2012 subiscono una pesante flessione; che il credit crunch effettuato dalle banche nel I semestre 2012 ha segnato il peggiore esito degli ultimi dieci anni; che, come rilevato da Bankitalia, Cresa e Confindustria, nel I semestre 2012, I livelli produttivi dell’industria manifatturiera si sono ridotti, i consumi hanno subito una contrazione e la propensione a investire è rimasta modesta; che, come denunciato dai sindacati, l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile ma la cassa integrazione ha raggiunto livelli altissimi; obtorto collo, bisogna ammettere che l’economia abruzzese si trova in piena recessione, va peggio di quella italiana e cosa ancora più grave anche di quella del Mezzogiorno Da tutte le parti si auspica che, da parte della Regione, siano destinate risorse per lo sviluppo ma, considerata la loro esiguità, bisogna fissare le priorità. Come ripeto da qualche tempo, a mio avviso la priorità delle priorità è il miglio-ramento della competitività del sistema produttivo regionale attraverso l’innovazione. In questa direzione la Regione Abruzzo ha incentrato la sua azione su “i poli d’innovazione” e su “le reti di imprese” che purtroppo da soli non sono sufficienti per innescare un processo di sviluppo perché coinvolgono solo marginalmente il mondo delle microinprese (126.000 su 133.000) che costituiscono l’ossatura dell’economia abruzzese, che impiegano il 52% degli occupati, che per motivi strutturali hanno una scarsa propensione all’innovazione e pertanto hanno bisogno di obiettivi strategici mirati e di specifici e particolari interventi.