Teramo. Oltre trenta pulman e tantissimi mezzi privati provenienti da ogni parte dell’Abruzzo. Pur nel balletto delle cifre, e’ stato calcolato che dalle 8 alle 10 mila persone hanno partecipato, nella mattinata, a Teramo, alla mobilitazione regionale nell’ambito dello sciopero generale promosso dalla Cgil contro la manovra del Governo. Ma la manifestazione e’ stata anche occasione per riproporre all’attenzione di tutti la grave situazione economica, produttiva, occupazionale dell’Abruzzo, nonche’ il tema forte della ricostruzione post sisma dell’Aquila. Non a caso, nelle vie adiacenti l’abitazione privata del governatore, Gianni Chiodi, sono spuntati striscioni evocanti le sue dimissioni. Folta la rappresentanza degli aquilani, e dei Comitati cittadini in primis, a far sentire la loro voce per un dissenso che spesso si e’ trasformato in rabbia. Tante le bandiere (soprattutto rosse) a colorare un corteo vivacizzato da slogan e fischietti. Insomma, anche l’Abruzzo ha risposto in massa. ”Non avevamo dubbi – ha detto Emilio Miceli, segretario nazionale Slc Cgil – che questa sarebbe stata una grande giornata, sia sul versante dell’astensionismo dal lavoro sia per la mobilitazione e la presenza nelle piazze. Del resto, nel Paese cresce un’insoddisfazione sempre piu’ forte, sempre piu’ larga nei confronti dei provvedimenti del Governo”. Gianni Di Cesare, segretario regionale Cgil, ha suggerito di ”cambiare il sistema della tassazione; stessi saldi ma composti in modo diverso, in modo che non siano sempre gli stessi a pagare”. ”Noi – ha aggiunto – chiediamo una tassa sulle grandi ricchezze e sui grandi immobili e una patrimoniale strutturale sul modello francese. In pratica, vogliamo che cominci a pagare chi non ha mai pagato”. Lavoratori, pensionati, casalinghe, studenti e disoccupati hanno chiesto ”equita’, diritti, occupazione e ricostruzione”. Presenti molti esponenti del centrosinistra abruzzese.