Per tutti gli appassionati di informatica, quelli veri, oggi si celebra un giorno speciale: la nascita dell’Amiga.
Dubito che qualcuno si chieda di cosa stiamo parlando visto che quel piccolo computer ha rivoluzionato la vita di moltissime persone entrando di prepotenza nelle case e nelle camerette di parecchi di noi, ma se qualcuno non lo sapesse ancora, si tratta della prima vera stazione multimediale travestita da personal computer.
L’Amiga aveva delle caratteristiche uniche se le paragoniamo ai PC dell’epoca: riusciva a rappresentare su schermo ben 4096 colori mentre la concorrenza, con l’MS-Dos, era ancora ferma, nel migliore dei casi, a 16 colori. Adottava un’innovativa interfaccia a finestre con puntatori del mouse e icone animate ed era l’unico ad essere davvero multitasking (possibilità di far girare contemporaneamente più di un’applicazione) funzionalità che Microsoft introdusse solo dieci anni dopo con Windows 95 e Apple nel 2001. Fu inoltre il primo computer che si poteva espandere con accessori esterni senza impazzire dietro a impossibili configurazioni tecniche. Anche questo divario venne colmato solo nel 1995 quando Microsoft introdusse il famosissimo “plug and play”. Era inoltre l’unico a supportare le alte risoluzioni televisive PAL dell’epoca e il primo ad avere l’effetto “chroma key” che fecero di Amiga la macchina di riferimento per le produzioni video a basso/medio costo. Il sottoscritto ricorda ancora l’emozione di essere riuscito ad acquisire fotogrammi da VHS grazie ad un piccolo digitalizzatore esterno. Tutto questo, ricordiamolo, mentre la concorrenza lavorava sugli schermi a fosfori verdi. Il reparto audio, dotato di piena compatibilità MIDI, era usatissimo da qualsiasi band amatoriale che poteva interfacciare l’Amiga con le più svariate tastiere del’epoca.
Grazie a queste incredibili caratteristiche multimediali, venne prescelta dalle software house come base per la trasposizione casalinga di tutti quei giochi per cui i ragazzi della mia generazione facevano la fila nelle sale giochi. Probabilmente questo aspetto pregiudicò gli altri, facendola diventare quasi una console domestica anziché un vero e proprio PC, anche se i software professionali non mancavano di certo, De Luxe Paint e Scala furono rispettivamente gli antenati di Photoshop e di Premiere e il celebre computer venne utilizzato persino da Andy Warhol che ne intuì subito le illimitate funzioni multimediali.
Se il Commodore64 aveva già spostato l’asticella di moltissimo, l’Amiga l’aveva messa dove più nessuno sarebbe riuscito a raggiungerla per troppi anni. Il salto generazionale rispetto ai suoi colleghi di allora fu esagerato. L’Amiga è stata per l’informatica quello che la Vespa è stata per il motociclismo e il Walkman per la musica.
Tanti auguri cara e vecchia “Amiga” mia.
Francesco Proia