Avezzano. Le telecamere di Presadiretta si accendono sulle riconversioni degli ex zuccherifici. Il programma condotto da Riccardo Iacona ieri sera ha dedicato l’intera puntata a “Terra nostra”, uno speciale dedicato alla terra che produce cibo. Nella carrellata di interviste, approfondimenti e dati che i giornalisti del programma di Rai 3 hanno presentato non è mancato un focus sulla riconversione dei zuccherifici. Tra i cinque impianti ex Eridania c’è anche quello di Avezzano che la Powercrop vuole trasformare in un impianto a biomasse. In Emilia Romagna il Consiglio di Stato ha dichiarato gli atti per la realizzazione della centrale legittimi ma i lavori non sono ancora partiti. Anche ad Avezzano la situazione è ferma e proprio nei prossimi giorni ci sarà un incontro del comitato di valutazione impatto ambientale per discutere di alcune osservazioni presentate dal Comune di Avezzano sui confini della struttura troppo vicini a quelli della riserva del Salviano. Nel programma di Iacona ci si è concentrati soprattutto sulla fase di riconversione e sul futuro delle strutture a biomasse che dovrebbero essere realizzate. “Per tutto il mondo saccarifero ci sono fondi in arrivo dall’Europa”, ha spiegato Raimondo Cinti, presidente gruppo Powercrop, “e come previsto dalla normativa beneficiamo delle tariffe agevolate delle energie rinnovabili e degli incentivi. Molti impianti, come accaduto già per gli ex zuccherifici, poi al termine della loro vita possono essere smantellati”. In sostanza la società usufruisce di finanziamenti per 15 anni e per la stessa durata, su per giù, resta attivo l’impianto a biomasse. Al termine della “vita naturale” della centrale, poi, chiudono tutto e vanno via e il territorio resta con un altro rudere da smaltire sulla propria terra. Cinti, poi, è stato incalzato dalla giornalista di Presadiretta sull’approvvigionamento delle centrali che dovrebbero bruciare cippato di pioppo. Per la Powercrop di Avezzano è previsto un approvvigionamento annuo pari a circa 275.000 t/anno provenienti da colture site in un raggio di 70 chilometri della centrale o 140 chilometri dalla centrale. Secondo una stima ben 4.500 ettari nella Marsica dovrebbero essere a pioppo per alimentare l’impianto. Il rischio, però, come sottolineato dal programma tv è che queste colture invadano tutto il territorio facendo sparire tutto il resto. “Abbiamo già fatto degli accordi con le associazioni degli agricoltori per la biomassa e abbiamo visto che possiamo avere il materiale direttamente dal territorio”, ha concluso Cinti, “non è vero che le coltivazioni entro i 70 chilometri potrebbero essere completamente assorbite dal cippato. Da uno studio solo il 3 per cento del territorio le coltiverebbe”.