Tra i campi di grano dorato del fertile Fucino che regala frutta, verdura, tuberi… ai paesi marsicani, una donna di nome Maria sta per partorire il Messia a lungo atteso. Suo marito Giuseppe trova un rifugio sicuro per adagiare la donna ed entrambi si preparano al sorgere del bambino in una baracca trasandata, macchiata di rosso ruggine sul legno bucato e consumato da decenni, che viene la pelle d’oca a guardarla…
Maria suda nel palmo delle sue mani, ma Giuseppe, il buon pastore, la incoraggia dicendole che andrà tutto bene e di non avere paura.
L’interno della baracca è sinistro, vestita da diversi attrezzi: martelli mai usati, rastrelli, cesoie e un tagliaerba invecchiato coperto da erba consumata color verde pistacchio. Qualche ora dopo, la baracca è circondata dalla curiosità delle persone… Avvolto in fasce bianche, candide come il suo cuore tenero e prezioso che dorme in lui, nasce il nostro Messia. I pastori e i contadini sono i primi ad arrivare e a esprimere i propri pensieri al signore Gesù. Poi anche altre persone entrano e parlano. Il primo è un vecchio uomo disoccupato che porta un piccolo dono, un cestino di frutta, e con voce timida e sottile parla a Gesù: “Signore, aiutami, la crisi ha travolto il mio lavoro e non so come sfamare la mia famiglia; la mia vecchia madre gioca sempre ai Gratta e vinci. Risolvi tutte queste tragedie… mi dispiace averti portato solo questa frutta, ma altro non potevo permettermelo”. Il vecchio sa che c’è molta crisi che ha sovrastato come uno tsunami tutti i marsicani e un altro problema sociale è quello delle persone anziane, che più dei giovani, sperperano i soldi della pensione in giochi, senza mai vincere. Poi una persona sotto cassa integrazione della Cartiera porta a Gesù una misera penna e una matita, per scrivere quando andrà a scuola, e chiede: “Tu che non sbagli mai, solo tu Signore, puoi aiutarmi a superare questi miei problemi; la Cartiera sta chiudendo, mio figlio spaccia e ruba, aiutami!”. La Marsica è piena di violenza che agisce ogni giorno, soprattutto i giovani frequentano cattive amicizie che li spingono alla malavita. Mentre il respiro fuma nell’aria, appannando la vista curiosa del bambino dai capelli marroni come la pelliccia morbida del bue che qualche volta gli accarezza la guancia strusciando il suo mento, una donna si fa avanti silenziosamente, come un investigatore, e con tono di voce fievole parla disperata: “Oh! Scusami Gesù, non ho potuto portare doni. Ormai vivo nella povertà, non lavoro più, sono vedova e ho un figlio che fuma e beve in continuazione. non so cosa fare, sono senza speranze”. Nella Marsica ci sono pochi centri ricreativi per i giovani e per questo il fumo influenza la salute e di alcol ce n’è in abbondanza: birra, liquori, vino.
Adesso tocca a me: “Signore Gesù, aiuta tutta la Marsica a superare la crisi, i problemi sociali e ad accogliere più centri ricreativi dove i giovani si possono incontrare, e centri storici dove passeggiare; aiuta le persone a superare i loro problemi. Realizza questo buon desiderio”.
Intanto Gesù si addormenta. Il giorno dopo…
Riccardo Raschiatore, classe V A, scuola Vivenza Giovanni XXIII di Avezzano