Avezzano. Lucia Proto, responsabile donne Idv, ha evidenziato una serie di punti con al centro le famiglie italiane che necessitano di un sostegno. “Dal recente rapporto dell’OCSE l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico Internazionale che conta 34 Paesi Mondiali membri, emerge una situazione lavorativa e di stato di benessere sociale delle famiglie e delle donne Italiane raccapricciante. Il tasso di occupazione delle donne è fermo al 48% dagli anni ’80, contro una media dell’Ocse del 59% (la Svezia 71,80%), mentre il tasso di fertilità è diminuito sino a scendere, ad oggi, a 1,4 figli per donna, uno dei più bassi al Mondo. Questo importante rapporto mette in luce la grave situazione sociale ed economica di un Paese che attua esclusivamente un welfare di tipo corporativo-conservatore, i cui beneficiari sono perlopiù i capi famiglia (uomini) e in cui il principio di sussidiarietà degli enti intermedi (associazioni laiche e religiose, enti privati) ha demandato la gestione dei servizi essenziali ad enti inadeguati e che assistono solo alcune categorie della popolazione (categorie garantite). Una politica governativa Italiana che ha mirato in questi anni ad aumentare le disuguaglianze sociali, incentivando il ruolo del mercato nella soddisfazione apparente ed effimera delle esigenze dei cittadini e che ha generato e genera effetti di ipertutela contro categorie di esclusi come i giovani; un’inesistente sviluppo delle politiche dell’assistenza alla famiglia; una diffusione dell’economia sommersa o lavoro nero; lo sfruttamento del ruolo della famiglia come ammortizzatore sociale ed economico; il clientelismo e il gravissimo fenomeno della mafia come organizzazione parallela che si sostituisce allo Stato. Tutto questo ha portato ad un grave aumento del livello di povertà femminile ed infantile. In Italia sono poveri l’88% dei bambini con un solo genitore disoccupato, il 79% di quelli che vivono con due genitori entrambi senza lavoro e il 22,5% di quelli che vivono in una famiglia in cui un solo genitore lavora. Il numero di donne povere è maggiore di quello degli uomini. I giovani tendono a lasciare gli studi sempre più precocemente non trovando una collocazione sociale e più del 50% rimane disoccupato. Nelle famiglie, la maggior parte delle donne sono costrette a lasciare il lavoro appena hanno un figlio, per la completa mancanza di asili nido pubblici disponibili a prezzi accessibili. Le giovani famiglie vengono aiutate completamente dai nonni, ma solo se questi sono disponibili. La perdita del lavoro ma soprattutto dell’autonomia economica genera in molte famiglie un malessere diffuso che scaturisce poi nella violenza domestica e nell’aumento dei reati contro la donna, i bambini e delle separazioni. L’Italia dei Valori propone un welfare, uno stato di benessere sociale di tipo social democratico, con politiche di assistenza universalistiche ed offerta di elevati standard qualitativi, i cui destinatari sono tutti i cittadini. Lo Stato deve cercare di soddisfare le esigenze dei cittadini solo attraverso l’offerta di servizi. La famiglia deve essere aiutata con l’incremento di strutture appropriate, di asili nido. Le imprese devono essere aiutate dallo Stato ad attuare maggiore flessibilità degli orari lavorativi e devono anche essere aiutate nella gestione della maternità delle donne lavoratrici, per evitare la perdita del lavoro e la mancata assunzione delle donne. In questo modo, l’Italia potrà veramente crescere, riducendo le disuguaglianze, la disoccupazione, incrementando la qualità dei rapporti interpersonali familiari e sociali, diffondendo un reale benessere sociale fondato sulla qualità della vita e non sulla ricchezza materiale”.