Luco. Sono stati momenti drammatici quelli che hanno portato prima a una perquisizione e poi all’arresto per violenza e resistenza a pubblico ufficiale di Youssef Bya, il giovane noto alle cronache per essere rimasto coinvolto tra l’altro nell’operazione convenzionalmente denominata “Empty Den”, una vasta rete di spaccio gestita da marocchini. Il giovane è stato ammanettato mani e piedi, mentre era ferito e sanguinante, per aver avuto una violenta reazione, in più fasi, nei confronti dei finanzieri. Le fiamme gialle fanno irruzione in casa per una perquisizione dopo aver visto uscire dall’abitazione, uno alla volta, due tossicodipendenti.
Quando il secondo ha aperto la porta per andare via, dopo 5 minuti, i finanzieri hanno tentato di qualificarsi senza riuscirci per la repentina e violenta reazione del giovane che ha tentato di chiudere la porta e poi si è scagliato contro di loro per ostacolarne l’accesso. Poi avrebbe tentato più volte di fuggire sempre in modo irruento. A quel punto è stato ammanettato e fatto sedere. In un momento di calma apparente, all’improvviso ha scansato i finanzieri e con le gambe ha infranto una porta a vetri che è caduta a terra in frantumi provocandogli delle ferite ai piedi scalzi. C’è stata un’altra colluttazione e Bya avrebbe afferrato un vetro di 15 centimetri con le mani. A quel punto c’è stato l’uso delle manette anche alle gambe. Dopo un altro momento di calma apparente, è riuscito a fuggire di nuovo raggiungendo e chiudendo la porta di casa alle sue spalle e infilandosi nel bagno. I finanzieri hanno sfondato le due porte e lui era all’interno della vasca chino. Dopo un’ora è arrivato il difensore del giovane, Roberto Verdecchia, chiamato dai finanzieri precedentemente, andato via dopo due ore e mezza. Intorno alle 2.30 è arrivata un’ambulanza che ha trasportato il marocchino in ospedale. E’ stato sottoposto, oltre che alle cure del caso, ad accertamenti gastrici, ma non è emerso nulla E’ risultata in più punti soltanto una mucosa eritematosa. Anche i finanzieri hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche. E’ stata la parte offesa a chiedere la pubblicazione delle foto scattate durante il blitz e l’esito delle analisi cliniche. Documentazione allegata alla memoria difensiva. Il marocchino è stato rinchiuso nel carcere di Avezzano.