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La provincia sta vivendo peggiore crisi economica dal dopoguerra

Redazione Attualità di Redazione Attualità
16 Novembre 2013
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L’Aquila. “La provincia dell’Aquila vive la peggiore crisi economica dal dopoguerra. Nell’ultimo decennio ha continuato a perdere occupazione, competitivita’ e Pil. Cresce la disoccupazione e aumenta a dismisura l’utilizzo degli ammortizzatori sociali“. I segretari provinciali di Cgil, Umberto Trasatti, Cisl, Paolo Sangermano, eUil, Michele Lombardo, hanno lanciato, venerdì, un grido di allarme annunciando l’apertura di una mobilitazione massiccia in difesa del territorio. L’adesione allo sciopero di quattro ore, indetto dalle segreterie nazionali, “contro la politica del governo e la legge di stabilita’”, rappresenta l’occasione per sottolineare i tanti, pesanti, problemi del territorio. “Lo sciopero odierno (venerdì, ndr)”, ha dichiarato, in conferenza stampa, all’Aquila, Michele Lombardo, “e’ l’inizio di un percorso di mobilitazione contro la politica dell’attuale governo nazionale. Ci sono una serie di questioni aperte sul tappeto: pensionati, esodati, ammortizzatori sociali in deroga, pubblica amministrazione. Il 19 novembre prossimo saremo a Roma per una manifestazione pubblica per chiedere nuovi stanziamenti da utilizzare per gli ammortizzatori sociali. Molti i punti che non ci vedono convergere con il governo, dal peso eccessivo della tassazione, al manifatturiero, sul quale non ci sono investimenti, pur rappresentando il settore portante dell’economia. C’e’, poi, il dramma degli ammortizzatori in deroga; i fondi stanziati sono assolutamente insufficienti a coprire le necessita’. Dentro il pacchetto dello sciopero generale abbiamo inserito anche le questioni legate alla ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del cratere”.

lavoro in fabbricaA Paolo Sangermano il compito di illustrare la situazione economica in provincia dell’Aquila: “Un territorio passato dalla fase di crisi a quella di depressione”, ha spiegato il segretario provinciale Cisl, “oggi scioperiamo per il diritto al lavoro, per lo sviluppo economico, per i nostri figli e per la tutela dei pensionati. I recenti dati sulla provincia dell’Aquila confermano un andamento assolutamente negativo: la disoccupazione e’ al 12 per cento, quella giovanile supera la soglia del 40 per cento. L’Abruzzo, dal 2002 al 2012, ha perso 3,2 punti percentuali di Pil, riallineandosi al Mezzogiorno. Nel 2012 la provincia dell’Aquila ha fatto registrare un -26% di esportazioni, rispetto all’anno precedente, con un crollo di tutti i settori: -24% per gli alimentari e -67% per il farmaceutico”. Il dato peggiore riguarda il ricorso alla cassa integrazione: +40,3% nel 2013 rispetto all’anno precedente, con un picco del +28% nel comparto edile”. L’industria conta 32mila occupati, l’edilizia 16mila. “La disoccupazione giovanile, all’Aquila, supera il 40 %, contro il 33 % della media abruzzese”, prosegue Sangermano, “mentre nel 2012 abbiamo avuto 2 milioni 827mila ore di cassa integrazione ordinaria, 2 milioni 169mila ore di cassa straordinaria e 1 milione 916mila ore di cassa in deroga. Ben 1426 le persone in mobilita’. La cassa integrazione starordinaria e’ cresciuta nel 2012, rispetto al 2011, del 96%”. “I ritardi e le inadempienze del governo stanno bloccando la ripresa, soprattutto in provincia dell’Aquila”, il commento di Umberto Trasatti: “Chiediamo – dice – che la legge di stabilita’ preveda interventi a sostegno della ricostruzione dell’Aquila e del cratere: una sfida e una priorita’ per il Paese. Lo sciopero odierno e’ solo una prima risposta alla crisi drammatica che vive il territorio. Se non vedremo risultati concreti, avvieremo una lunga fase di protesta e scenderemo in campo per rivendicare il diritto alla rinascita economica e alla ricostruzione del territorio danneggiato dal sisma del 2009″. Trasatti ha annunciato, infine, che nei prossimi giorni le segreterie provinciali di Cgi, Cisl e Uil chiedranno un incontro urgente con gli Uffici della ricostruzone per avere chiarimenti sui fondi destinati alla ripresa delle attivita’ produttive del cratere (il 5% del totale). “Fondi non ancora spesi”.

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