Avezzano. Lo hanno ucciso a fucilate, lasciando a terra e dileguandosi. E’ accaduto sul versante Marsica dove è stato abbattuto un lupo. Nella Valle Subequana invece muore un capriolo. E’ stata una giornata funesta per la fauna protetta dell’area Parco regionale Sirente Velino dove, a pochi chilometri di distanza, nella stessa mattinata, sono stati trovati due animali senza vita. A Forme di Massa D’Albe, in prossimità del centro abitato, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato hanno recuperato uno splendido esemplare di Lupo ucciso a colpi d’arma da fuoco; mentre a Santa Maria in Valle hanno rinvenuto un giovane capriolo senza vita. Qui le cause del decesso sono ancora da accertare, mentre nel primo resta da stabilire se è stata usata una pistola o un fucile. “Questi episodi, oltre che inqualificabili, stupidi e criminali”, afferma il presidente Simone Angelosante, “creano un grave danno all’azione dell’Ente Parco da sempre impegnato, grazie anche ai finanziamenti dell’Unione Europea, per la salvaguardia della fauna protetta e la difesa della bio-diversità. Senza contare che da quando sui nostri monti è ricomparso il lupo, secondo i primi rilevamenti che devono essere ufficializzati, la popolazione dei cinghiali si sta normalizzando”. Ora i corpi dei due animali sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Teramo per gli esami di rito tesi ad accertare le cause della morte, ovvero, delle armi usate per uccidere lupo e capriolo. Il Parco, comunque, in attesa dei risultati dello Zooprofilattico, ha avviato le procedure amministrative per presentare denuncia all’autorità giudiziaria, al momento contro ignoti. “Speriamo che le indagini portino all’individuazione degli autori delle uccisioni dei due animali protetti”, aggiunge il direttore dell’Ente, Oremo Di Nino, “per costituirci parte civile nel procedimento penale contro questi individui spregevoli che non hanno pietà per niente e per nessuno”. Nel frattempo il Parco Sirente Velino rafforzerà il servizio di controllo e sorveglianza del territorio protetto per reprimere abusi e, soprattutto, per non dare tregua ai bracconieri che, incuranti dei divieti e delle leggi, entrano in azione nelle aree vietate.