Pescasseroli. Gala dedicato al Verismo all’Opera di Stato di Varna, in Bulgaria, sabato 17 maggio alle ore 19, dove la sovrintendente Daniela Dimova ha affidato una serata di grande prestigio al Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, tra le bacchette più appassionate e consapevoli di questo repertorio. Un evento che si configura come un preludio all’estate delle golden voices del gotha mondiale della lirica, quando sul palco della Summer Arena si esibiranno, tra gli altri, Anna Pirozzi, Vincenzo Costanzo, Diana Damrau, Sonya Yoncheva e Krassimira Stoyanova.
Il Maestro Sipari riprende idealmente il percorso iniziato lo scorso mese con il Nabucco, proponendo la celebre sinfonia che anticipa i temi più incisivi dell’opera: la maledizione a Ismaele, il celebre “Va’ pensiero”, il finale del primo atto e una citazione donizettiana.
La serata prosegue con l’aria di sortita di Joana Zelezceva, nei panni di Abigaille, che affronta “Anch’io dischiuso un giorno”, brano che alterna un Allegro di ascendenza beethoveniana a un recitativo tragico e a una cabaletta incalzante, per poi aprirsi in un Andante dalla linea soave e sognante, reso ancora più delicato dal timbro del flauto.
Il tenore Reinaldo Droz propone due pagine del primo Puccini: la romanza “Torna ai felici dì” da Le Villi, segnata dalla malinconia toscana espressa dal corno inglese, e la celebre “Donna non vidi mai” da Manon Lescaut, dove Des Grieux rievoca incessantemente le parole appena udite da Manon, in un flusso musicale fortemente evocativo.
Linka Stoyanova interpreta poi Lady Macbeth con “La luce langue”, aria vischiosa e inquietante del secondo atto, in cui spicca il verso “Ai trapassati regnar non cale”, uno dei momenti più intensi dell’intera produzione verdiana.
L’orchestra si fa compatta e lucente nell’Intermezzo sinfonico di Cavalleria Rusticana di Mascagni, mai greve né ridondante, ma piena di sottigliezze timbriche, tra archi, due arpe, organo interno e lamenti trattenuti dell’oboe.
Joana Zelezceva ritorna nel ruolo di Maddalena di Coigny, interpretando la straziante “La mamma morta” da Andrea Chénier, momento di confessione e sacrificio che precede il patto estremo per salvare l’amato. La musica di Umberto Giordano, fluente e appassionata, procede per contrasti e bruschi cambi di ritmo, richiedendo grande padronanza tecnica e drammatica.
Un ritratto musicale di Francesco Cilea è dedicato ad Adriana Lecouvreur, con l’Intermezzo del secondo atto e l’aria “Io son l’umile ancella”, eseguita ancora da Zelezceva. Il brano, in La bemolle maggiore, è un manifesto poetico e musicale della vocazione artistica, reso con delicatezza e raffinatezza espressiva.
Il mezzosoprano Mihaela Berova chiude l’omaggio a Cilea con “Acerba voluttà”, aria della Principessa di Bouillon, una figura intensa e oscura, la cui musica si distingue per la scrittura elegante e cesellata, quasi cajkovskiana.
Segue l’Intermezzo di Suor Angelica di Puccini, pagina mistica e struggente, particolarmente cara al Maestro Sipari, in cui l’orchestra esplora dinamiche leggere e raffinate sfumature timbriche, come risposta spirituale alla tragedia.
Joana Zelezceva dà voce a Elisabetta di Valois in “Tu che le vanità” da Don Carlo, aria che richiede ampiezza di registro, precisione nel fraseggio e capacità di esprimere l’intima malinconia del personaggio.
A chiudere il Gala, il duetto “Viene la sera” da Madama Butterfly, con Linka Stoyanova e Reinaldo Droz: un momento sospeso tra sogno e illusione, tradotto in musica con una leggerezza orchestrale di rara trasparenza e lirismo.
Un Gala che si annuncia come un omaggio autentico e appassionato al cuore del Verismo, affidato a un cast di voci d’eccellenza e alla direzione musicale di Jacopo Sipari, vero ambasciatore della grande tradizione operistica italiana nel mondo.