Avezzano. Per sempre rimarranno gli abbracci. I sorrisi, le risate a casa, rimarrà quell’amore incondiziato che lega una mamma al figlio. E poi rimarranno quegli occhioni dolci, che tutta la Marsica non dimenticherà mai, che guardano l’obiettivo della macchina fotografica che lo ha immortalato tante volte nella sua spensieratezza di bimbo. Occhi che ricordano quelli di mamma Cristina, che nel suo dolore inconsolabile, dopo dieci anni dalla morte di quel suo dolce bambino ha ricordato a tutti che Stefano oggi, 3 maggio, quel bimbo avrebbe compiuto 18 anni. Quel maledetto agosto del 2015 Stefano ha incontrato la morte in un campo dove suo padre Maurizio stava lavorando la terra e per una fatalità crudele e spietata la sua vita terrena è finita proprio lì, in una zona a vocazione agricola, alle porte di Avezzano. Aveva otto anni.
Come si racconta il dolore? Quante volte me lo sono chiesta mentre davanti allo schermo di un pc mi sono fermata a scegliere le parole per scrivere della morte di quel bambino. Anche nel ricordo, anno dopo anno. Quel dolore è passato davanti ai miei occhi nell’accorato silenzio di quella madre, lì, paralizzata da quella tragedia, immobile, fino a quando non arrivarono i sanitari. Che la avvicinarono, le dissero poche e fioche parole, prima che venisse allontanata da alcuni parenti. Non c’è altro modo per descriverla la disperazione di genitori che perdono i figli, perché come mi insegnò poi padre Riziero Cerchi, che ha dato vita all’associazione “Genitori di stelle, figli della speranza”, sul vocabolario c’è una parola che descrive chi perde un coniuge e per chi perde un genitore ma non c’è per chi sopravvive a un figlio. Perché è innaturale.
Allora il vescovo dei Marsi, Giovanni Massaro, in una recente intervista, mi ricordava di Papa Francesco, che abbracciando genitori che piangevano un figlio diceva loro: “Preghiamo insieme”. Perché anche il Papa non aveva altra consolazione per loro se non la preghiera. Perché alla fine è la preghiera, è la fede in Dio, che riesce a riconciliare in qualche modo, il dolore.
E così, grazie all’amore di quel bambino, oggi mamma Cristina riesce ancora a dare amore alla sua famiglia. E a sorridere. Solo così Stefano e le sue risate, Stefano e i suoi occhioni buoni, possono continuare a dare un senso alla vita di chi lo ha avuto e poi perso. Troppo presto. Vogliamo credere che oggi quelli siano gli occhi di un angelo che continua a vegliare sulla sua mamma e su tutti i suoi cari. Per sempre.